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Sulle ali di un sogno

 
 - Sulle ali di un sogno - di Luigi Bruno -
Aveva, ormai, acquisito la grande capacità di guardare dentro le persone e le cose e di sapere cogliere al volo tutte le occasioni che gli capitavano, aveva affinato tali capacità e aveva capito come intessere rapporti commerciali e sociali.
Fu considerato un amico da parte di tanta gente, era sempre a disposizione di quanti avessero bisogno di lui: fu definito il "filosofo Sicilia". Rimase la stella indiscussa del mondo di North Beach, semplice, modesto, onesto, natura non tanto aperta, non era appariscente, ma con un cuore generoso. Al primo contatto con la gente si rendeva conto di avere di fronte una persona con un forte carisma.
 
"Le sue caratteristiche furono la tenerezza, la generosità ed una simulata severità di un patriarca italiano".
Continuava a mantenere ed intessere rapporti a livello internazionale. Le alterne vicende lo trovavano sempre pronto a combattere ed a cercare di realizzare nuove attività, lo vedevano instancabile su tutti i fronti, fin quando arrivò la triste notizia del male incurabile che lo avrebbe portato ben preso alla fine.
Avevo programmato un viaggio a San Francisco per la primavera del 1995, ma alla notizia della gravità della malattia, ho anticipato tale viaggio a gennaio.
 Foto di Francesco Bruno
 
In quella occasione si siamo dedicati tutte le giornate e tutti i momenti. Nonostante il progredire della malattia ed i controlli in ospedale siamo stati assieme come non mai negli ultimi 40 anni. Parlare del passato e del futuro, parlare dei suoi progetti e delle persone è stata, forse, la medicina migliore ad una sorte già scontata. Siamo stati in giro per musei, ristoranti, a Las Vegas, proprio per lenire un immenso dolore interiore incontro al quale stavamo entrambi andando consapevoli dei limiti di tempo che ci erano consentiti.
Una mattina ci siamo seduti su una panchina di Washington Square, proprio di fronte al 1600 di Stockton Street con un panino ed una bottiglia di acqua minerale per gustare in quei pochi momenti tutto il nostro passato, per potere parlare come se tutto fosse normale.
Era rassegnato al suo destino ma molto mal disposto, perché non avrebbe potuto realizzare i suoi programmi. Ripeteva: "peccato avevo tanti altri progetti".
E’ difficile però immaginare quali fossero il suo vero stato d’animo e le sue angosce, per quanto grande fosse il suo tormento, per quanto fosse consapevole del suo destino, le sue attività restavano al centro della sua attenzione; sveglia alle ore 6,00 del mattino per iniziare alle ore 7,00 una giornata lavorativa che sarebbe terminata alle ore 6,00 ed anche alle ore 8,00 del pomeriggio senza concedersi alcun intervallo.
 
Comunque non si arrese.
 
Voleva rivedere la sua terra natia e nel giugno del 1995 andai a riceverlo a Parigi dove siamo rimasti per alcuni giorni durante i quali vedevo sempre più aggravare la sua malattia senza emettere un lamento e senza dimostrare la sua vera sofferenza. Come digressione ai momenti di dolore, nel tentativo di combattere contro lo sconforto che via via ci stava prendendo entrambi, andammo anche al Moulin Rouge.
Ormai era ai minimi termini, debilitato fisicamente; da Parigi ci trasferimmo a Trapani dove dopo alcuni giorni fu ricoverato in ospedale.
Parlava continuamente dei suoi figli. Decidemmo allora per il suo ritorno a San Francisco. Il figlio Roberto ci venne incontro a Roma per potere avere la possibilità di parlargli ancora. Morì non appena rientrato a casa, in quella San Francisco che lui adorava e dove lui aveva potuto realizzare il suo sogno.
Provai un grande bisogno di non credere alla sua scomparsa.
Il Consiglio della Città di San Francisco, durante una seduta, gli ha tributato un minuto di raccoglimento a riconoscimento della sua attività e della sua capacità di aver saputo curare gli interessi della comunità in cui aveva operato per tanto tempo.
Ora riposa nel Woodlawn Cemetery, Colma, California, nella terra di quella grande America che tanto aveva sognato ed aveva amato; sta lì nell’erba, sotto un grande albero; la lapide oscura fa risaltare la sua fotografia identica a quella che è stata collocata sulla tomba di famiglia a Trapani.Annuncio mortuario
Ebbe sempre una predilezione per il Campari. Xavier, il marito della figlia Flavia, come atto di estremo omaggio, ne ha messo una bottiglia dentro la bara, mentre la nipote Olivia ha voluto aggiungere un suo orecchino per dimostrare, con questo semplice gesto, tutto il suo affetto e quello di tutti i nipoti, nei confronti del nonno.
Nel gennaio del 1996 sono andato a far visita alla sua tomba nel Woodlawn Cemetery assieme a mio figlio Riccardo ed alla famiglia di suo figlio Roberto per mantenere, nonostante la sua morte, saldo il legame tra le nuove generazioni della famiglia Bruno.
La storia non finisce qui, perché a questo punto non è più la storia soltanto di una persona, è la storia di una istituzione, che scaturita da un sogno, è divenuta una realtà e la cui continuità, nel rispetto di quel sogno, è stata affidata nelle mani di Roberto Luigi Bruno che assume così la responsabilità della eredità di quei valori che per più di 40 anni hanno fatto di Francesco Paolo Bruno un uomo rispettato ed amato.
 
Il nuovo motto è "One of North Beach’s Original Coffehouse e gli articoli che seguono segnano, quindi, l’inizio di una nuova era.
 
                                                                   F I N E
 
Tratto dal libro "Francesco Paolo Bruno  - Sulle ali di un sogno" di Luigi Bruno
 
Finito di stampare nel maggio del 1997 - Cartogram - Trapani 
Pubblicazione sul sito autorizzata dall' autore  -  @Copyright - tutti i diritti sono riservati.
 
Si ringrazia per la gentile concessione. 
 
 
 

 

 

 

Sulle ali di un sogno

 
 - Sulle ali di un sogno - di Luigi Bruno -
Aveva, ormai, acquisito la grande capacità di guardare dentro le persone e le cose e di sapere cogliere al volo tutte le occasioni che gli capitavano, aveva affinato tali capacità e aveva capito come intessere rapporti commerciali e sociali.
Fu considerato un amico da parte di tanta gente, era sempre a disposizione di quanti avessero bisogno di lui: fu definito il "filosofo Sicilia". Rimase la stella indiscussa del mondo di North Beach, semplice, modesto, onesto, natura non tanto aperta, non era appariscente, ma con un cuore generoso. Al primo contatto con la gente si rendeva conto di avere di fronte una persona con un forte carisma.
 
"Le sue caratteristiche furono la tenerezza, la generosità ed una simulata severità di un patriarca italiano".
Continuava a mantenere ed intessere rapporti a livello internazionale. Le alterne vicende lo trovavano sempre pronto a combattere ed a cercare di realizzare nuove attività, lo vedevano instancabile su tutti i fronti, fin quando arrivò la triste notizia del male incurabile che lo avrebbe portato ben preso alla fine.
Avevo programmato un viaggio a San Francisco per la primavera del 1995, ma alla notizia della gravità della malattia, ho anticipato tale viaggio a gennaio.
 Foto di Francesco Bruno
 
In quella occasione si siamo dedicati tutte le giornate e tutti i momenti. Nonostante il progredire della malattia ed i controlli in ospedale siamo stati assieme come non mai negli ultimi 40 anni. Parlare del passato e del futuro, parlare dei suoi progetti e delle persone è stata, forse, la medicina migliore ad una sorte già scontata. Siamo stati in giro per musei, ristoranti, a Las Vegas, proprio per lenire un immenso dolore interiore incontro al quale stavamo entrambi andando consapevoli dei limiti di tempo che ci erano consentiti.
Una mattina ci siamo seduti su una panchina di Washington Square, proprio di fronte al 1600 di Stockton Street con un panino ed una bottiglia di acqua minerale per gustare in quei pochi momenti tutto il nostro passato, per potere parlare come se tutto fosse normale.
Era rassegnato al suo destino ma molto mal disposto, perché non avrebbe potuto realizzare i suoi programmi. Ripeteva: "peccato avevo tanti altri progetti".
E’ difficile però immaginare quali fossero il suo vero stato d’animo e le sue angosce, per quanto grande fosse il suo tormento, per quanto fosse consapevole del suo destino, le sue attività restavano al centro della sua attenzione; sveglia alle ore 6,00 del mattino per iniziare alle ore 7,00 una giornata lavorativa che sarebbe terminata alle ore 6,00 ed anche alle ore 8,00 del pomeriggio senza concedersi alcun intervallo.
 
Comunque non si arrese.
 
Voleva rivedere la sua terra natia e nel giugno del 1995 andai a riceverlo a Parigi dove siamo rimasti per alcuni giorni durante i quali vedevo sempre più aggravare la sua malattia senza emettere un lamento e senza dimostrare la sua vera sofferenza. Come digressione ai momenti di dolore, nel tentativo di combattere contro lo sconforto che via via ci stava prendendo entrambi, andammo anche al Moulin Rouge.
Ormai era ai minimi termini, debilitato fisicamente; da Parigi ci trasferimmo a Trapani dove dopo alcuni giorni fu ricoverato in ospedale.
Parlava continuamente dei suoi figli. Decidemmo allora per il suo ritorno a San Francisco. Il figlio Roberto ci venne incontro a Roma per potere avere la possibilità di parlargli ancora. Morì non appena rientrato a casa, in quella San Francisco che lui adorava e dove lui aveva potuto realizzare il suo sogno.
Provai un grande bisogno di non credere alla sua scomparsa.
Il Consiglio della Città di San Francisco, durante una seduta, gli ha tributato un minuto di raccoglimento a riconoscimento della sua attività e della sua capacità di aver saputo curare gli interessi della comunità in cui aveva operato per tanto tempo.
Ora riposa nel Woodlawn Cemetery, Colma, California, nella terra di quella grande America che tanto aveva sognato ed aveva amato; sta lì nell’erba, sotto un grande albero; la lapide oscura fa risaltare la sua fotografia identica a quella che è stata collocata sulla tomba di famiglia a Trapani.Annuncio mortuario
Ebbe sempre una predilezione per il Campari. Xavier, il marito della figlia Flavia, come atto di estremo omaggio, ne ha messo una bottiglia dentro la bara, mentre la nipote Olivia ha voluto aggiungere un suo orecchino per dimostrare, con questo semplice gesto, tutto il suo affetto e quello di tutti i nipoti, nei confronti del nonno.
Nel gennaio del 1996 sono andato a far visita alla sua tomba nel Woodlawn Cemetery assieme a mio figlio Riccardo ed alla famiglia di suo figlio Roberto per mantenere, nonostante la sua morte, saldo il legame tra le nuove generazioni della famiglia Bruno.
La storia non finisce qui, perché a questo punto non è più la storia soltanto di una persona, è la storia di una istituzione, che scaturita da un sogno, è divenuta una realtà e la cui continuità, nel rispetto di quel sogno, è stata affidata nelle mani di Roberto Luigi Bruno che assume così la responsabilità della eredità di quei valori che per più di 40 anni hanno fatto di Francesco Paolo Bruno un uomo rispettato ed amato.
 
Il nuovo motto è "One of North Beach’s Original Coffehouse e gli articoli che seguono segnano, quindi, l’inizio di una nuova era.
 
                                                                   F I N E
 
Tratto dal libro "Francesco Paolo Bruno  - Sulle ali di un sogno" di Luigi Bruno
 
Finito di stampare nel maggio del 1997 - Cartogram - Trapani 
Pubblicazione sul sito autorizzata dall' autore  -  @Copyright - tutti i diritti sono riservati.
 
Si ringrazia per la gentile concessione. 
 
 
 

 

 

 

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