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Sulle ali di un sogno

 - Sulle ali di un sogno - di Luigi Bruno
manifestoDurante i suoi viaggi coglieva l’occasione per venire a casa oppure ci incontravamo in qualche città italiana, proprio per potere stare un po’ assieme. Ed intanto nella sua mente si faceva strada, dopo tanti approcci in Polonia, Germania, Giappone, Russia, Corea e Spagna, l’idea che era venuto il momento che il suo sogno si sarebbe potuto continuare in tali paesi.
Durante questo importante momento della sua vita ebbi l’opportunità di andarlo a trovare a San Francisco con tutta la famiglia (1975); ebbi così l’occasione di rendermi conto del grande balzo in avanti che aveva fatto.
Stavamo continuamente a parlare di come era riuscito a conquistarsi tutto questo spazio e la possibilità di realizzare grandi cose.
Il processo per il raggiungimento del "Sogno americano", iniziato in maniera quasi banale, semplicistica, in sordina ed in modo inconsapevole stava dando i suoi primi risultati.
Non può essere esagerato affermare che in quel periodo Franco fu il pioniere del caffè italiano nella baia di San Francisco.
Nel 1978 ebbi una ulteriore occasione di andare a San Francisco e mi resi conto che il lavoro svolto, lo avvicinava ancora di più al suo sogno.
Si sentiva parte integrante di una città che lo aveva accolto, ne rispettava tutte le manifestazioni e quando poteva vi partecipava. Il 20 agosto 1986 volle partecipare alla manifestazione del 50° anno della costruzione del Golden Gate Bridge e quando me ne parlò mi fece intendere che anche quello è stato un modo per dimostrare un particolare affetto per la città che gli aveva dato tanto.
Ritaglio di giornale
A partire da quel momento tutta la sua attività fu improntata alla ricerca di mercati senza con questo trascurare, in loco, la possibilità di offrire un prodotto che potesse soddisfare le esigenze delle varie etnie.
Per questo collaborò alla fondazione della Camera di Commercio italiana di North Beach attraverso la quale gli operatori commerciali di San Francisco poterono intessere rapporti più immediati con le aziende italiane.L’itinerario del suo sogno americano prese le mosse da Stockton Street per approdare a Grant Street, a Union Street e per tornare a Stockton Street dove si trasferì a seguito del rincaro degli affitti contro il quale ingaggiò una grande battaglia in favore dei piccoli commercianti della zona, diventando così il leader della difesa dei loro diritti. Una battaglia combattuta attraverso la stampa della quale viene riportata una ampia documentazione.
Quest’ultimo trasferimento gli consentì un maggiore impulso e la necessità di realizzare al 1411 di Minnesota Street, in spazi maggiori, l’impianto per la torrefazione del caffè e l’officina per la riparazione delle macchine, anche se ciò lo costrinse ad una continua spola tra il centro e la periferia della città.
L’acquisto di uno stabile al 1489 di Folsom Street avrebbe potuto rappresentare il raggiungimento più completo e totale dei risultati di un lavoro intenso ed oculato sviluppato in tutti questi anni.
 
Un insieme di circostanze, compreso l’ultimo terremoto, gli impedirono di realizzare il grande ristorante che si era prefisso; non potè allargare l’attività di vendita delle macchine da caffè, dovette ridimensionare l’attività di torrefazione. Un momento difficile anche dal punto di vista familiare che non gli consentì di fare più di quanto aveva fatto fino a quel momento.
Le sue idee ed i suoi sogni, però, non si fermarono.

Sulle ali di un sogno

 - Sulle ali di un sogno - di Luigi Bruno
manifestoDurante i suoi viaggi coglieva l’occasione per venire a casa oppure ci incontravamo in qualche città italiana, proprio per potere stare un po’ assieme. Ed intanto nella sua mente si faceva strada, dopo tanti approcci in Polonia, Germania, Giappone, Russia, Corea e Spagna, l’idea che era venuto il momento che il suo sogno si sarebbe potuto continuare in tali paesi.
Durante questo importante momento della sua vita ebbi l’opportunità di andarlo a trovare a San Francisco con tutta la famiglia (1975); ebbi così l’occasione di rendermi conto del grande balzo in avanti che aveva fatto.
Stavamo continuamente a parlare di come era riuscito a conquistarsi tutto questo spazio e la possibilità di realizzare grandi cose.
Il processo per il raggiungimento del "Sogno americano", iniziato in maniera quasi banale, semplicistica, in sordina ed in modo inconsapevole stava dando i suoi primi risultati.
Non può essere esagerato affermare che in quel periodo Franco fu il pioniere del caffè italiano nella baia di San Francisco.
Nel 1978 ebbi una ulteriore occasione di andare a San Francisco e mi resi conto che il lavoro svolto, lo avvicinava ancora di più al suo sogno.
Si sentiva parte integrante di una città che lo aveva accolto, ne rispettava tutte le manifestazioni e quando poteva vi partecipava. Il 20 agosto 1986 volle partecipare alla manifestazione del 50° anno della costruzione del Golden Gate Bridge e quando me ne parlò mi fece intendere che anche quello è stato un modo per dimostrare un particolare affetto per la città che gli aveva dato tanto.
Ritaglio di giornale
A partire da quel momento tutta la sua attività fu improntata alla ricerca di mercati senza con questo trascurare, in loco, la possibilità di offrire un prodotto che potesse soddisfare le esigenze delle varie etnie.
Per questo collaborò alla fondazione della Camera di Commercio italiana di North Beach attraverso la quale gli operatori commerciali di San Francisco poterono intessere rapporti più immediati con le aziende italiane.L’itinerario del suo sogno americano prese le mosse da Stockton Street per approdare a Grant Street, a Union Street e per tornare a Stockton Street dove si trasferì a seguito del rincaro degli affitti contro il quale ingaggiò una grande battaglia in favore dei piccoli commercianti della zona, diventando così il leader della difesa dei loro diritti. Una battaglia combattuta attraverso la stampa della quale viene riportata una ampia documentazione.
Quest’ultimo trasferimento gli consentì un maggiore impulso e la necessità di realizzare al 1411 di Minnesota Street, in spazi maggiori, l’impianto per la torrefazione del caffè e l’officina per la riparazione delle macchine, anche se ciò lo costrinse ad una continua spola tra il centro e la periferia della città.
L’acquisto di uno stabile al 1489 di Folsom Street avrebbe potuto rappresentare il raggiungimento più completo e totale dei risultati di un lavoro intenso ed oculato sviluppato in tutti questi anni.
 
Un insieme di circostanze, compreso l’ultimo terremoto, gli impedirono di realizzare il grande ristorante che si era prefisso; non potè allargare l’attività di vendita delle macchine da caffè, dovette ridimensionare l’attività di torrefazione. Un momento difficile anche dal punto di vista familiare che non gli consentì di fare più di quanto aveva fatto fino a quel momento.
Le sue idee ed i suoi sogni, però, non si fermarono.

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