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Trapani e le Cinque Torri

 

Le altre Torri

Nel 1671 fu fatta edificare la sesta torre detta Torre di Ligny voluta dal vicerè Claudio Moraldo principe di Ligny come punto di osservazione contro le invasione dei turchi. La torre, che irrobustì la fortificazione aveva infatti, il compito di avvistare la imbarcazioni nemiche.
L'edificio non aveva una porta di ingresso ma presentava un'apertura corrispondente alla grande finestra del piano superiore, alla quale si accedeva tramite uno scivolo, come si può osservare in alcune stampe del periodo compreso tra il 1750 ed il 1800.
Venne utilizzata in seguito come torre semaforica per le navi, e durante la seconda guerra mondiale , come contraerea.
Caduta in stato di abbandono le torre venne restaurata nel 1979 e diventò sede del Museo della Preistoria. Contiene al suo interno, non solo reperti storici provenienti dalla provincia di Trapani, ma anche dal Sud Africa, dalla Tunisia e dall'Algeria. I numerosissimi reperti esposti nelle bacheche ricostruiscono l'evoluzione dell'uomo. Si possono osservare infatti i calchi dei teschi dei primi ominidi, tra cui l'uomo di Neanderthal e Homo sapiens. Tra gli utensili esposti nel Museo ritroviamo i chopping e i chopping tool, sassi scheggiati da un lato i primi e da ambo i lati i secondi. Molto interessanti anche alcuni resti di animali che anticamente popolavano la zona : cervi, cinghiali, leoni, orsi, ippopotami ed elefanti nani. Un reperto di notevole interesse archeologico è un elmo ritrovato nelle acque antistanti la torre.Nel pezzo, unico al mondo, è ancora possibile vedere le attaccature per le corregge di cuoio e i motivi ornamentali ad arco attorno alla punta e alla base.

Le Porte

Certamente dopo la dominazione punica la città subì numerosi cambiamenti, trasformandosi via via da un piccolo borgo dipendente dal porto ad una vera e propria città fortificata. L'accesso all'esterno era concesso attraverso le porte che si dislocavano lungo il percorso delle mura:

- a levante:
  • Porta nuova (quasi di fronte alla via Mercè) e Porta vecchia (vicino il Castello di Terra), munite di ponte levatoio;
- a mezzogiorno:
  • Porta grande “ di lu Casalicchiu” (denominata poi Porta Gallo),
  • Porta di “lu Palazzoctu” (chiamata poi Maria SS. delle Grazie o dei Pescatori),
  • Porta di “lu Comuni”(all' ingresso di via Torrearsa),
  • Porta Regina (chiamata anche Porta Lucadella),
  • Porta di “S. Antonio di lu portu” (attuale arco dei Pescatori), situata vicino la dogana, e Porta Serisso;
- a ponente:
  • Porta di “la Turri di S. Antonio di lu Palazzu” (alla fine di corso Vittorio Emanuele);
- a tramontana:
  • Porta “Putichella” (di fronte Porta Serisso),
  • Porta di “lu Pannizzaru”(tra l'ex chiesa di S. Giovanni e quella del Carmine),
  • Porta di “la Bucchiria”(chiamata Porta Felice, a piazza Mercato pesce).

Re Alfonzo, a causa delle frequenti incursioni barbariche ordinò la chiusura di tutte le porte sia di giorno che di notte.

I Rioni e le Chiese

La città si presentava divisa in tre rioni: Rione del Casalicchio, Rione del Palazzo, e Rione di Mezzo, questi erano a loro volta divisi in contrade.
Fuori dalle mura si trovavano numerosi quartieri tra cui: Fontanelle, Pizzolungo, Rigalecta, Dattilo, Ruccazzu, Inici, e inoltre a levante si trovavano orti e giardini e il cimitero degli Ebrei, situato dove oggi si trova il palazzo della Provincia.
È però nella primavera del 241 a.C. che Roma, risentita della sconfitta precedente ad opera dei punici, si prese la rivincita.
Nel Quattrocento sorsero cinque chiese, un convento, e quattro cappelle.
La Confraternita dei lucchesi costruì nell'area dell'ex Consolato francese la chiesa dedicata all'Arcangelo, l'edificio sacro appartenuto precedentemente alla Compagnia del Gesù, subì alla fine del 600 un ingrandimento e vi furono conservati i gruppi dei Misteri.
Quasi contemporaneamente sorsero le chiese: di S. Maria di Monserrato, sita in via Garibaldi, la chiesa di S. Margherita, sita in via delle Orfane, la chiesa dedicata a S. Giuliano, che nel 500 prese il nome di Maria SS. della Luce, e la chiesa edificata dai padri francescani osservanti.
Per le cappelle invece troviamo quelle dedicate a S. Giorgio (nei pressi del Castello di terra), alla S. Croce (fuori le mura), a S. Giacomo Xitta (nella via omonima) e a S. Maria della Gurgia (tra la Carrara e via Aperta).

(Alcune notizie sullo stemma e sulle torri sono state tratte da articoli di Vincenzo Giacomaro, e di Tiziana Lenzo pubblicati sulla rivista “Nuovo Panteco” del 1995 )

Trapani e le Cinque Torri

 

Le altre Torri

Nel 1671 fu fatta edificare la sesta torre detta Torre di Ligny voluta dal vicerè Claudio Moraldo principe di Ligny come punto di osservazione contro le invasione dei turchi. La torre, che irrobustì la fortificazione aveva infatti, il compito di avvistare la imbarcazioni nemiche.
L'edificio non aveva una porta di ingresso ma presentava un'apertura corrispondente alla grande finestra del piano superiore, alla quale si accedeva tramite uno scivolo, come si può osservare in alcune stampe del periodo compreso tra il 1750 ed il 1800.
Venne utilizzata in seguito come torre semaforica per le navi, e durante la seconda guerra mondiale , come contraerea.
Caduta in stato di abbandono le torre venne restaurata nel 1979 e diventò sede del Museo della Preistoria. Contiene al suo interno, non solo reperti storici provenienti dalla provincia di Trapani, ma anche dal Sud Africa, dalla Tunisia e dall'Algeria. I numerosissimi reperti esposti nelle bacheche ricostruiscono l'evoluzione dell'uomo. Si possono osservare infatti i calchi dei teschi dei primi ominidi, tra cui l'uomo di Neanderthal e Homo sapiens. Tra gli utensili esposti nel Museo ritroviamo i chopping e i chopping tool, sassi scheggiati da un lato i primi e da ambo i lati i secondi. Molto interessanti anche alcuni resti di animali che anticamente popolavano la zona : cervi, cinghiali, leoni, orsi, ippopotami ed elefanti nani. Un reperto di notevole interesse archeologico è un elmo ritrovato nelle acque antistanti la torre.Nel pezzo, unico al mondo, è ancora possibile vedere le attaccature per le corregge di cuoio e i motivi ornamentali ad arco attorno alla punta e alla base.

Le Porte

Certamente dopo la dominazione punica la città subì numerosi cambiamenti, trasformandosi via via da un piccolo borgo dipendente dal porto ad una vera e propria città fortificata. L'accesso all'esterno era concesso attraverso le porte che si dislocavano lungo il percorso delle mura:

- a levante:
  • Porta nuova (quasi di fronte alla via Mercè) e Porta vecchia (vicino il Castello di Terra), munite di ponte levatoio;
- a mezzogiorno:
  • Porta grande “ di lu Casalicchiu” (denominata poi Porta Gallo),
  • Porta di “lu Palazzoctu” (chiamata poi Maria SS. delle Grazie o dei Pescatori),
  • Porta di “lu Comuni”(all' ingresso di via Torrearsa),
  • Porta Regina (chiamata anche Porta Lucadella),
  • Porta di “S. Antonio di lu portu” (attuale arco dei Pescatori), situata vicino la dogana, e Porta Serisso;
- a ponente:
  • Porta di “la Turri di S. Antonio di lu Palazzu” (alla fine di corso Vittorio Emanuele);
- a tramontana:
  • Porta “Putichella” (di fronte Porta Serisso),
  • Porta di “lu Pannizzaru”(tra l'ex chiesa di S. Giovanni e quella del Carmine),
  • Porta di “la Bucchiria”(chiamata Porta Felice, a piazza Mercato pesce).

Re Alfonzo, a causa delle frequenti incursioni barbariche ordinò la chiusura di tutte le porte sia di giorno che di notte.

I Rioni e le Chiese

La città si presentava divisa in tre rioni: Rione del Casalicchio, Rione del Palazzo, e Rione di Mezzo, questi erano a loro volta divisi in contrade.
Fuori dalle mura si trovavano numerosi quartieri tra cui: Fontanelle, Pizzolungo, Rigalecta, Dattilo, Ruccazzu, Inici, e inoltre a levante si trovavano orti e giardini e il cimitero degli Ebrei, situato dove oggi si trova il palazzo della Provincia.
È però nella primavera del 241 a.C. che Roma, risentita della sconfitta precedente ad opera dei punici, si prese la rivincita.
Nel Quattrocento sorsero cinque chiese, un convento, e quattro cappelle.
La Confraternita dei lucchesi costruì nell'area dell'ex Consolato francese la chiesa dedicata all'Arcangelo, l'edificio sacro appartenuto precedentemente alla Compagnia del Gesù, subì alla fine del 600 un ingrandimento e vi furono conservati i gruppi dei Misteri.
Quasi contemporaneamente sorsero le chiese: di S. Maria di Monserrato, sita in via Garibaldi, la chiesa di S. Margherita, sita in via delle Orfane, la chiesa dedicata a S. Giuliano, che nel 500 prese il nome di Maria SS. della Luce, e la chiesa edificata dai padri francescani osservanti.
Per le cappelle invece troviamo quelle dedicate a S. Giorgio (nei pressi del Castello di terra), alla S. Croce (fuori le mura), a S. Giacomo Xitta (nella via omonima) e a S. Maria della Gurgia (tra la Carrara e via Aperta).

(Alcune notizie sullo stemma e sulle torri sono state tratte da articoli di Vincenzo Giacomaro, e di Tiziana Lenzo pubblicati sulla rivista “Nuovo Panteco” del 1995 )

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