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Ieri, oggi ...domani

 

La Colombaia - La Storia

Trapani, per la sua posizione geografica aperta al mare, quasi punta estrema dell’occidente siciliano, (essa è Capo Boeo), fin dalle origini rappresentava porto naturale appetibile e terra di conquista. Proprio all’imboccatura del porto è situata un’isoletta che per la sua posizione fu considerata di grande importanza strategica, civile e militare. Fu sicuramente per questo che probabilmente fu fatta costruire la prima fortificazione.

La costruzione per motivi militari, viene attribuita ad Amilcare Barca durante la prima guerra punica. Il cartaginese difatti, conquistò quello che allora poteva essere un villaggio sicano (Trapani), trasformandolo poi i città con delle fortificazioni e circondandolo di mura.
Diodoro Siculo
Biblioteca Storica volgarizzata dal Cav. Compagnoni. Palermo presso la tipografia dei soci librai Pedone e Muratori 1831.

Lib. V cap. XXXII Lib. 13: “Amilcare cartaginese communì Drenano, vi stabilì la città, e trasferitivi gli ericini diroccò Erice”.

Per popolarla, sembra abbia fatto emigrare molti ericini a valle ( Fardella Giuseppe, ParrocoAnnali della Citttà di Trapani– Ms. 193—Biblioteca Fardelliana).Così su quella isoletta o scoglio sorse la prima fortificazione con torre. Il suo nome fu Peliade.

Questa precisazione sul “villaggio sicano”, fa supporre che Trapani sia nata solo come porto, a valle di Erice, ma comunque postumo a quello sul litorale di Pizzolungo, dove approdò e fu sepolto Anchise, padre di Enea. Oggi anche gli archeologi concordano che la nascita della città sia avvenuta durante il periodo punico, appunto attorno al porto naturale che serviva ai Carteginesi come base delle loro battaglie, anche se il suo primo nome, Camisene, è prettamente di origine fenicio.

Altre fonti e secondo alcune tradizioni, sarebbe stata costruita dai Troiani fuggitivi: Torre e fortezza edificata sopra un’isoletta o più tosto scoglio, che sta sula boca del porto di Trapani pel mezzodì. Ella è di fabbrica ottagonale rotonda, e di tanta antichità ricolma, quanto che credasi struttura de’ lontani Troiani venuti con Enea in Sicilia. Altri però la vogliono edificata da’ Cartaginesi, ma in tanto, per antichità così enorme che di sé vanta, corre il rpverbio di tenere chi è vecchio gli anni della Colombara di Trapani. Il Vicerè Giovanni De Vega, che fiorì nel 1547, fu colui che, aggiungendo alla torre nuove muraglie e validi baluardi, la ridusse in forte munito castello di stimarsi quasi inespugnabile. Il nome Colomara lo deriva ella dalle colombe, chetagli gentili venivano dedicate a Venere, venerata sebben lontana tale deità sul monte Erice. In questo scoglio e castello in mare relegati vengono dal Governo ordinariamente tutti quei rei, che di gravi delitti vergognosi e conviti debbon ivi penali giorni (3). L’isolami Maretimo, la fossa di S.Catarina dell’isola di Favegnana e lo scoglio della Colombara di Trapani sono luoghi di esiglio più terribili che si fan provare a’ delinquenti. Francesco Maria Emanuele e Castani—Torri di guardia dei litorali della Sicilia—Edizioni Giada 1986, tratto dl Ms. Qq.E.97 conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo e datato 1797.

Da queste fonti si può quindi azzardare approssimativamente una data che fa risalire la Torre, o meglio, quello che vi era prima, attorno XXIV secoli fa, anche se nulla rimane di quel tempo. Successivamente l’isoletta cadde sotto l’assedio romano. Fu il console Numerio Fabio che assediò la città e conquistò Peliade (la Colombaia) in una sola notte, sterminando il presidio cartaginese. Abbandonata, la Torre fu ridotta a nido di colombe. E dalle colombe trae origine il suo nome attuale. Sembra infatti che secondo alcune fonti, un mito pagano faceva considerare sacre queste colombe alla dea Venere, avente culto per l’appunto sulla vetta ericina. “ Plejades….des colombes du mont Erix, qui se rasseur, blaient su ce rocher, au moment deleur de part pur l’Afrique” (Gigault pag. 21)
Così si salta al 1360, quando si hanno notizie che la Colombara servì per tre giorni come prigione ( o anche semplicemente come domicilio) della regina Costanza che doveva andare in sposa a Federico III. Per ordine di Guido da Ventimiglia che temeva che Costanza togliesse a lui la Prefettura di Trapani al fratello l’amministratore del Regno, la Regina non fu fatta sbarcare in città.

Successivamente nel 1408 la Colombaia subì modifiche e fu ampliata da Re Martino che fece costruire un pontile per l’arrivo della sua sposa Maria.

Altre modifiche subì su ordine di Carlo V, “Don Ferrante Gonzaga, l’imperial comandante eseguendo, incominciò a seguire fra le fortificazioni di Trapani (…)” (Pugnato, Ibidem).“Particolarmente vigile e provvido, anche nei confronti delle fortificazioni della Sicilia, fu Don Ferrante Gonzaga, divenuto Vicerè di Sicilia all’indomani dell’impresa di Tunisi, quando si attendeva da un momento all’altro, come si è detto, un rabioso contrattacco da parte del Barbarossa sulle coste occidentali dell’Isola, specialmente di Trapani, da cui partivano rifornimenti per le forze cristiane operanti in Tunisia(F.L.Oddo—La Sicilia sotto gli attacchi Barbareschi e Turchi p. 102).

Il quattrocento comunque, aveva visto un crescendo della pirateria barbaresca fino a divenire un fatto endemico. Fu comunque necessario un’opera di bastionamento delle città siciliane. S’avvalsero così di ingegneri militari esperti nella tecnica d’assedio dei Turchi, della Repubblica Veneta e dei Cavalieri di San Giovanni.

Il quattrocento comunque, aveva visto un crescendo della pirateria barbaresca fino a divenire un fatto endemico. Fu comunque necessario un’opera di bastionamento delle città siciliane. S’avvalsero così di ingegneri militari esperti nella tecnica d’assedio dei Turchi, della Repubblica Veneta e dei Cavalieri di San Giovanni.

Nel 1586, il Castello, subì ANCORA INGRANDIMENTI E TRASFORMAZIONI. Questa volta su progetto dell’architetto fiorentino Camillo Camilliani, sotto il regno di Filippo ’Austria (I di Sicilia e II di Spagna).

Le ultime trasformazioni le subì le XVII secolo, quando essendo la Sicilia in pericolo per una invasione turca, il Castello fu rafforzato da parte del Vicerè, Don Claudio Lamoraldo, Principe Lignè, che ne aveva ricevuto l’ordine da parte del Parlamento siciliano (1670).Sul muro esterno, lato maestro della Colombaia, si può leggere ancora la lapide fatta affiggere nel 1671 dal Principe Lignè, ed identica a quella posta nella vicina torre fatta edificare dallo stesso principe e di cuit tuttora porta il nome.

Dagli archivi spagnoli di Simancas (vedi Guidoni Marino “Urbanistica e Disegni” e Giuffrè Castelli”, nel XVI secolo la rifondazione della piazzaforte fu affidata agli architetti Fratino, Brancazio, Scipione Campi e Antonio del Nobile, e nel XVII secolo a Carlo De Grunemberg. Si deve proprio a quest’ultimo il progetto della fortificazione dalla parte di terra in aggiunta alla cinta bastionata cinque-seicentesca

.“Il Castello (immeritatamente da Samon “tenuto per una delle principali fortezze di questo regno”, ma per il tecnico Campi degno invece di essere demolito) nello stesso manoscritto spagnolo sopra citato risulta avere avuto quattro altissimi torrioni, che ritroviamo nella pianta disegnata da Francesco Negro e che oggi rimangono solo in parte. Sono invece del tutto scomparsi i poderosi baluardi che cingevano d’intorno il monumento”.

Così si trova scritto a pag. 204 de “Il libro delle Torri” di Salvatore Mazzarella e Renato Zanca, studiosi di fortezze e castelli.

A partire dal 1849 la Colombaia fu adibita a carcere e solo da alcuni decenni definitivamente abbandonata. Da ricordare che tra il 1849 ed il 1860 al castello furono rinchiusi alcuni dei più noti patrioti del Risorgimento, quali Michele Fardella di Mokarta, che successivamente prese parte alla battaglia di Calatafimi.

Alberto Costantino

Ieri, oggi ...domani

 

La Colombaia - La Storia

Trapani, per la sua posizione geografica aperta al mare, quasi punta estrema dell’occidente siciliano, (essa è Capo Boeo), fin dalle origini rappresentava porto naturale appetibile e terra di conquista. Proprio all’imboccatura del porto è situata un’isoletta che per la sua posizione fu considerata di grande importanza strategica, civile e militare. Fu sicuramente per questo che probabilmente fu fatta costruire la prima fortificazione.

La costruzione per motivi militari, viene attribuita ad Amilcare Barca durante la prima guerra punica. Il cartaginese difatti, conquistò quello che allora poteva essere un villaggio sicano (Trapani), trasformandolo poi i città con delle fortificazioni e circondandolo di mura.
Diodoro Siculo
Biblioteca Storica volgarizzata dal Cav. Compagnoni. Palermo presso la tipografia dei soci librai Pedone e Muratori 1831.

Lib. V cap. XXXII Lib. 13: “Amilcare cartaginese communì Drenano, vi stabilì la città, e trasferitivi gli ericini diroccò Erice”.

Per popolarla, sembra abbia fatto emigrare molti ericini a valle ( Fardella Giuseppe, ParrocoAnnali della Citttà di Trapani– Ms. 193—Biblioteca Fardelliana).Così su quella isoletta o scoglio sorse la prima fortificazione con torre. Il suo nome fu Peliade.

Questa precisazione sul “villaggio sicano”, fa supporre che Trapani sia nata solo come porto, a valle di Erice, ma comunque postumo a quello sul litorale di Pizzolungo, dove approdò e fu sepolto Anchise, padre di Enea. Oggi anche gli archeologi concordano che la nascita della città sia avvenuta durante il periodo punico, appunto attorno al porto naturale che serviva ai Carteginesi come base delle loro battaglie, anche se il suo primo nome, Camisene, è prettamente di origine fenicio.

Altre fonti e secondo alcune tradizioni, sarebbe stata costruita dai Troiani fuggitivi: Torre e fortezza edificata sopra un’isoletta o più tosto scoglio, che sta sula boca del porto di Trapani pel mezzodì. Ella è di fabbrica ottagonale rotonda, e di tanta antichità ricolma, quanto che credasi struttura de’ lontani Troiani venuti con Enea in Sicilia. Altri però la vogliono edificata da’ Cartaginesi, ma in tanto, per antichità così enorme che di sé vanta, corre il rpverbio di tenere chi è vecchio gli anni della Colombara di Trapani. Il Vicerè Giovanni De Vega, che fiorì nel 1547, fu colui che, aggiungendo alla torre nuove muraglie e validi baluardi, la ridusse in forte munito castello di stimarsi quasi inespugnabile. Il nome Colomara lo deriva ella dalle colombe, chetagli gentili venivano dedicate a Venere, venerata sebben lontana tale deità sul monte Erice. In questo scoglio e castello in mare relegati vengono dal Governo ordinariamente tutti quei rei, che di gravi delitti vergognosi e conviti debbon ivi penali giorni (3). L’isolami Maretimo, la fossa di S.Catarina dell’isola di Favegnana e lo scoglio della Colombara di Trapani sono luoghi di esiglio più terribili che si fan provare a’ delinquenti. Francesco Maria Emanuele e Castani—Torri di guardia dei litorali della Sicilia—Edizioni Giada 1986, tratto dl Ms. Qq.E.97 conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo e datato 1797.

Da queste fonti si può quindi azzardare approssimativamente una data che fa risalire la Torre, o meglio, quello che vi era prima, attorno XXIV secoli fa, anche se nulla rimane di quel tempo. Successivamente l’isoletta cadde sotto l’assedio romano. Fu il console Numerio Fabio che assediò la città e conquistò Peliade (la Colombaia) in una sola notte, sterminando il presidio cartaginese. Abbandonata, la Torre fu ridotta a nido di colombe. E dalle colombe trae origine il suo nome attuale. Sembra infatti che secondo alcune fonti, un mito pagano faceva considerare sacre queste colombe alla dea Venere, avente culto per l’appunto sulla vetta ericina. “ Plejades….des colombes du mont Erix, qui se rasseur, blaient su ce rocher, au moment deleur de part pur l’Afrique” (Gigault pag. 21)
Così si salta al 1360, quando si hanno notizie che la Colombara servì per tre giorni come prigione ( o anche semplicemente come domicilio) della regina Costanza che doveva andare in sposa a Federico III. Per ordine di Guido da Ventimiglia che temeva che Costanza togliesse a lui la Prefettura di Trapani al fratello l’amministratore del Regno, la Regina non fu fatta sbarcare in città.

Successivamente nel 1408 la Colombaia subì modifiche e fu ampliata da Re Martino che fece costruire un pontile per l’arrivo della sua sposa Maria.

Altre modifiche subì su ordine di Carlo V, “Don Ferrante Gonzaga, l’imperial comandante eseguendo, incominciò a seguire fra le fortificazioni di Trapani (…)” (Pugnato, Ibidem).“Particolarmente vigile e provvido, anche nei confronti delle fortificazioni della Sicilia, fu Don Ferrante Gonzaga, divenuto Vicerè di Sicilia all’indomani dell’impresa di Tunisi, quando si attendeva da un momento all’altro, come si è detto, un rabioso contrattacco da parte del Barbarossa sulle coste occidentali dell’Isola, specialmente di Trapani, da cui partivano rifornimenti per le forze cristiane operanti in Tunisia(F.L.Oddo—La Sicilia sotto gli attacchi Barbareschi e Turchi p. 102).

Il quattrocento comunque, aveva visto un crescendo della pirateria barbaresca fino a divenire un fatto endemico. Fu comunque necessario un’opera di bastionamento delle città siciliane. S’avvalsero così di ingegneri militari esperti nella tecnica d’assedio dei Turchi, della Repubblica Veneta e dei Cavalieri di San Giovanni.

Il quattrocento comunque, aveva visto un crescendo della pirateria barbaresca fino a divenire un fatto endemico. Fu comunque necessario un’opera di bastionamento delle città siciliane. S’avvalsero così di ingegneri militari esperti nella tecnica d’assedio dei Turchi, della Repubblica Veneta e dei Cavalieri di San Giovanni.

Nel 1586, il Castello, subì ANCORA INGRANDIMENTI E TRASFORMAZIONI. Questa volta su progetto dell’architetto fiorentino Camillo Camilliani, sotto il regno di Filippo ’Austria (I di Sicilia e II di Spagna).

Le ultime trasformazioni le subì le XVII secolo, quando essendo la Sicilia in pericolo per una invasione turca, il Castello fu rafforzato da parte del Vicerè, Don Claudio Lamoraldo, Principe Lignè, che ne aveva ricevuto l’ordine da parte del Parlamento siciliano (1670).Sul muro esterno, lato maestro della Colombaia, si può leggere ancora la lapide fatta affiggere nel 1671 dal Principe Lignè, ed identica a quella posta nella vicina torre fatta edificare dallo stesso principe e di cuit tuttora porta il nome.

Dagli archivi spagnoli di Simancas (vedi Guidoni Marino “Urbanistica e Disegni” e Giuffrè Castelli”, nel XVI secolo la rifondazione della piazzaforte fu affidata agli architetti Fratino, Brancazio, Scipione Campi e Antonio del Nobile, e nel XVII secolo a Carlo De Grunemberg. Si deve proprio a quest’ultimo il progetto della fortificazione dalla parte di terra in aggiunta alla cinta bastionata cinque-seicentesca

.“Il Castello (immeritatamente da Samon “tenuto per una delle principali fortezze di questo regno”, ma per il tecnico Campi degno invece di essere demolito) nello stesso manoscritto spagnolo sopra citato risulta avere avuto quattro altissimi torrioni, che ritroviamo nella pianta disegnata da Francesco Negro e che oggi rimangono solo in parte. Sono invece del tutto scomparsi i poderosi baluardi che cingevano d’intorno il monumento”.

Così si trova scritto a pag. 204 de “Il libro delle Torri” di Salvatore Mazzarella e Renato Zanca, studiosi di fortezze e castelli.

A partire dal 1849 la Colombaia fu adibita a carcere e solo da alcuni decenni definitivamente abbandonata. Da ricordare che tra il 1849 ed il 1860 al castello furono rinchiusi alcuni dei più noti patrioti del Risorgimento, quali Michele Fardella di Mokarta, che successivamente prese parte alla battaglia di Calatafimi.

Alberto Costantino

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