Riportiamo il contenuto della lettera del Presidente dell'Associazone Salviamo la Colombaia indirizzata al On. Altero Matteoli Ministro alle infrastrutture, al Sen. Antonio D'Ali, all'Assessore regionale dei Beni Culturali Gaetano Armao, all' On. Livio Marrocco ,all' On. Camillo Oddo, al Prefetto, al Sindaco ,Presidente della Provincia , al Presidente Consiglio Provinciale , al Comandante Capitanerìa di Porto, all Arch. Giuseppe Gini Soprintendente per i Beni culturali di Trapani , al Fondo Ambiente Italiano (FAI) e agli organi di stampa.
"Attraverso i mass-media questa Associazione ha avuto notizia che il Ministero delle Infrastrutture non ha inserito, nonostante le diverse richieste e gli impegni assunti, la Colombaia di Trapani fra i beni di proprietà dello Stato da transitare nel patrimonio della Regione Sicilia.
Un fatto inquietante che ha messo in allarme l'Associazione la quale aveva avuto assicurazione da parte del Ministro Matteoli e la conferma da parte dell'Assessore Armao che l'operazione sdemanializzazione sarebbe stata portata a conclusione entro tempi brevi. Tanto è che la Regione Sicilia, certa di tale impegno, aveva inserito nella finanziaria la somma di 600 mila € per sua la messa in sicurezza e che l'intervento sarebbe stato effettuato entro brevissimo tempo.Il voltagabbana del Ministero ha messo in crisi, amareggiato e di conseguenza preoccupato quanti avevano combattuto per la sua ristrutturazione.
C'è di più, da La Repubblica dell'1/9 emerge un divieto che non fa altro che peggiorare la situazione, difatti: <<Niente autorizzazioni dal ministero per procedere ai restauri e possibile affidamento>> disposizione il cui primo risultato sarà quello della perdita del finanziamento
regionale sopracitato e che era stato ottenuto dopo tanti incontri e tanti sacrifici.
Stando così le cose è probabile che ne voglia fare una discarica di rifiuti a cielo aperto il cui olezzo potrebbe portare benefici alla salute dei trapanesi, in particolare quando soffia lo scirocco.
L'Associazione Salviamo la Colombaia fra promesse, impegni, palleggi fra una istituzione e l'altra ha combattuto, in questi ultimi 8 anni attraverso convegni, dibattiti mostre, pubblicazioni, per conseguire un risultato che avrebbe fatto ben sperare per il futuro della città. Aveva ottenuto il riconoscimento da parte del FAI, attraverso la raccolta di 7200 firme, come monumento da salvare ed avere portato alla ribalta nazionale ed internazionale l'importanza di tale immobile sotto gli aspetti più diversi.
A quanto pare il coinvolgimento delle istituzioni locali e di alcuni uomini politici trapanesi non è stato sufficiente a convincere un Ministero ed in particolare un Ministro che si era già impegnato a realizzare la sdemanializzazione.
Comunque è una vergogna! Non pensavamo che ciò potesse accadere.
Anche perché ci è sembrato che questa operazione sia stata portata avanti come per il gioco dei bussolotti : se esce la pallina bianca è si, se esce la pallina nera è no! Alla Colombaia, purtroppo, è toccata la pallina nera.
Comunque, dopo tante riunioni, corrispondenze ed altri fatti che ci avvicinavano ad una soluzione favorevole, non riusciamo a comprendere attraverso quali alchimie il Ministero sia potuto arrivare a tale risultato.
Questo lo diciamo con tanta amarezza, perché non comprendiamo le motivazioni di tale comportamento.
Sarebbe bene che le stesse ci venissero spiegate, ma non attraverso i mass-media, come ormai si usa fare, ma attraverso chiari dispositivi e chiare motivazioni di quello che si vuol farne. Rivolgiamo il nostro appello alle istituzioni locali, agli uomini politici regionali, ai Deputati Nazionali, ai Ministri e Senatori, in tutt'uno, eletti nella nostra provincia affinché si facciano parte diligente per fare rilevare allo Stato o a chi per esso l'importanza della Colombaia di Trapani per fare provvedere, in tempi molto brevi, alla sdemanializzazione della stessa. Facciamo presente, infine, che l'Associazione continuerà a combattere perché lo Stato il Ministeroe il Ministro si convincano che la Colombaia fa parte della Città di Trapani e quindi è un suo bene intangibile.
Rag. Luigi Bruno