La Colombara di Trapani

Categoria principale: Studi e Ricerche Categoria: Studi e Ricerche sulla Colombaia Scritto da Alberto Costantino Visite: 20254

di Alberto Costantino

 

Premessa

Il viaggio nel tempo è cominciato circa dieci anni fa, quando alcuni ragazzini della scuola elementare e media che frequentavano la biblioteca, continuavano a chiedere notizie storiche della fortezza situata all'entrata del porto. Le note bibliografiche che si riuscivano a trovare erano frammentarie e non soddisfacenti, a meno di non fare una vera e lunga ricerca. Per dei ragazzi non era il caso.

Da quel momento, il mio obiettivo divenne la realizzazione di un saggio sulla Colombaia. Ad oggi né ho già realizzato tre, ma ahimè incomplete. Nel frattempo sono state date alle stampe numerose raccolte su i castelli e fortezze siciliani dove anche la Colombara è stata oggetto di studio attento, sia da punto di vista storico che architettonico, ma sempre, troppo succinte. Bisognava quindi essere più completi possibili.

Questo libro quindi, pur non avendo la pretesa di esaurire l'argomento, si pone come il più completo possibile, dando del Castello, oltre la storia e l'architettura, tutte le fonti disponibili, da quelle letterarie a quelle documentarie, senza tralasciare statistiche e note di colore, ma purtroppo, senza l'ausilio degli unici strumenti sicuri per la datazione definitiva della sua origine, cioè degli scavi archeologici. Un passo decisivo che lo storico non può fare, a causa dall' assenza totale degli organi predisposti che a tutt'oggi non hanno neanche elaborato un piano di scavi.

Nel frattempo, mentre il sindaco di Trapani tenta di far transitare la proprietà dal demanio al comune, la Colombara, abbandonata da circa quarant'anni", rischia di crollare. Il castello, posto all'ingresso del porto, è nato quasi sicuramente come faro e dopo trasformato in fortezza. Quando? Le prime notizie sono letterarie. Ne fanno cenno, Omero, Polibio, Virgilio, Diodoro Siculo, dimostrando la sua antichità. Quella che però vediamo oggi, con la torre ottagonale o ellittica è databile alla seconda metà del 1200, probabilmente costruita dagli Svevi, e quindi molto diversa da quella descritta dagli storici della prima guerra punica, ma purtroppo non si ha idea dei manufatti che si potrebbero trovare se si procedesse agli scavi archeologici, anche perchè troppe parti del Castello sono situati in maniera non accessibile. Considerato che si tratta di un bene pubblico a cui i trapanesi sono legati, l'opera di restauro è urgente, come urgente sono gli scavi archeologici, per permettere agli storici di poter continuare gli studi su quella che può essere definita "il biglietto da visita" della città di Trapani.

La torre, l'unico elemento finora restaurato, come l'intero castello, è incustodita e lasciata all'incuria più totale, tanto che anch 'essa ha di nuovo bisogno di alcuni interventi. Il resto invece è completamente fatiscente, in alcune parte diroccato (vedi l'interno dell' ex carcere) e rischia a breve di scomparire, lasciando in ricordo solo alcune foto degli anni cinquanta. La storia va conservata,per dare modo ai posteri delle tracce lasciate da una vita che fu.

 

L'autore

 

disegno acquerellato, biblioteca Nazinale dei Torino

G. Merelli, il castello della Colombara 1677, disegno acquerellato, biblioteca Nazionale dei Torino

 

Un quarto di lega a libeccio di questa punta, vi è una lunga isola piatta ed un’altra nel mezzo, che non è tanto grande: Sull’estremità della prima, ch’è dal lato di levante vi sono una gran torre ed alcune fortificazioni: ciò chiamasi torre di Colombar: all’estremità della punta della città e dell’isola di mezzo, v’è una quantità di rocce fuor d’acqua e sott’acqua, e dei banchi di sabbia e d’erba, che s’avanzano più di trecento tese al largo.Non si può passare fra le due isole, per esservi delle rocce sott’acqua: ma fra la punta della città e la prima isola si può passare battelli.
All’estremità dell’isola Colombar, dal lato Ponente vi è uno scoglio fuor d’acqua, che può radersi vicino, essendovi al piede tre braccia d’acqua.(Tratto dal Portolano di Luigi Lamberti, prof. di Nautica.Livorno - Andrea Nanni Editore - 1844)

 

 


 
 
FONTI STORICHE - LETTERARIE

 
480 a.C.

“Si fonda dai Cartaginesi un propugnolo nell’isoletta Peliade (Colombaia) nella guerra tra essi e i Greci sicilioti” (Ms 50 BFT Cronologia di Trapani).

Altra fonte è quella della fine del VI secolo a.C.: “(Erice) distrutta da Cartagine, fatta eccezione per il santuario di Astarte, nel corso delle operazione militari del 260 a.C., gli abitanti furono deportati nella area sottostante area del porto, dove fu fondata la base navale di Trapani (Dreapanon)”. Questa fonte letteraria è riportata da tantissimi storici tra cui Diodoro Siculo, ma in questo caso è tratta da Insediamenti Fenici e Punici nel Mediterraneo Occidentale di E. Acquaro, M. E. Aubet e M. H. Fantar.

Per fare luce su una possibile data della nascita della Colombara bisogna per forza di cose prendere in considerazione alcune cose. La prima sicuramente è quella della nascita della città, la seconda quelle delle fonti letterarie che passano attraverso gli scritti degli autori greci, latini e arabi, e infine, quelle documentarie.

 

- Fonti storiche letterarie:

Zonara Giovanni (scrittore bizantino, morto al Monte Athos nel 1130ca. Fattasi monaco dopo avere preso parte attiva alla vita della corte, scrisse opere giuridiche e teologiche e soprattutto una Epitome storica fino al 1118, che è una delle poche fonti sicure a nostra disposizione per ricostruire le vicende d’oriente del XI e XII secoli.) VIII 16

“Narra Zonara di Numerio Fabio Console Romano, aver insidiato nell’assedio di Trapani l’isolae la rocca Colombara, che avevano in prima occupato i Cartaginesi, mandate nottetempo delle truppe, che ucciso il presidio la tenessero: ciò udito, soggiunge, Amilcare, col mattino contro quelle si partì, alle quali non potendo Fabio apprestare ajuto Trapani medesima assalse. Di ciò poi atterrito Amilcare, si raccolse dentro le mura; Fabio indi occupò la Colombara, e l’angusto frapposto spazio palustre unì con argini al continente, acciò più facile l’oppugnazione riunisce. Occuparono i Romani Colombara, sotto il consolato di Lucio Metello e M. Buteano Consoli.” (Dizionario Topografico della Sicilia di Vito Amico, Palermo Salvatore Di Marzo Editore 1858)

Δρέπανον - Drepanum, Trapani

Polibio: I 46, 1-3 “Ό μέν οΰν ̉Αννίβας μετà τήν χρείαν ταύτήν έξέπλὲυσε νύκτωρ ̉έτι μετà τω̃ν νεω̃ν λαθών τούς πολεμίους είς τà Δρέπανα πρòς ̉Ατάρβαν τòν τω̃ν Καρχηδονίων στρατηγòν. διà γàρ τὴν ευ̉καιρίαν του̃ τόπου καί τò κάλλος του̃ περί τà Δρέπανα λιμένος ̉αεί μεγάλην ̉εποιου̃ντο σπουδήν oί Καρχηδονίοι περì τήν φυλακήν α̉υτο̃υ. συμβαίνει δέ το̃υ Λιλυβαίου του̃τον ̉απέχειν τòν τòπον ώς άν έкατόν χαί ε̉ίκοσι στάδια.”

Tolomeo: Emporium Segestanorum, cioè il mercato dei Segestiani, e aggiunge che essa è lontana dal promontorio di Lilibeo circa trentotto miglia.

Citata come Drepanum da Polibio, Strabone, Livio, Plinio, Cicerone, Virgilio, Silio, Tolomeo.

Scrisse il bolognese Leandro Alberti (Descrittione dì tutta l’Italia et isole pertinenti ad essa. Venezia presso Paolo Ugolino 1596): “Il qual nome essa ebbe dalla figura della falce, essendovi gettata la falce di Saturno, con la quale gli era stato tagliato il membro genitale, sì come vuole Strabone. Altri dicono, che ella acquistasse cotal nome dalla curvità del luogo ove è posta, simile ad una falce, imperoche i Greci addimandano la falce Drepano. Nel vero, che quando si dice di Saturno, non è dubbio, che è favola”.

Tucidide La Guerra del Poloponneso, VI, 2: “Espugnata che fu Ilio, alcuni dei Troiani sfuggiti agli Achei approdaronocon le loro imbarcazioni in Sicilia, ove si stabilirono ai confini con i Sicani; e tutti insieme ebbero il nome di Elimi: Erice e Segesta furono le loro città. Ad essi si aggiunsero, e con loro abitarono, alcuni dei Focei che, al ritorno da Troia, erano stati dalla tempesta sbattuti prima in Libia e di là poi in Sicilia”.

Plinio lib. I: questa città, per essere sin da quel primo momento molto ragguardevole, e famosa, fu assai a quella Impresa accomodata” (fortificata dai Cartaginesi). “Essendo stato mandato Attilio Calatino da’ Romani in Sicilia contra i Cartaginesi, egli cacciò i presidj de’ forti de’ nemici d’intorno ad Enna, Trapani, Lilibeo, città grandi, e ben munite.

Cornelio Nepote nel suoLibro degli Uomini illustriscrive: “Che essendo stato inviato da Romani in Sicilia, questi cacciò i Presidj de’ porti de’ nemici intorno a Trapani e Lilibeo, Città sin da quel tempo grandi, e ben munite”.

Diodoro Siculo - Biblioteca Storica volgarizzata dal cav. Compagnani. Palermo presso la tipografia dei soci librai Pedone e Muratori 1831.

 


 

Lib. V cap. XXXII: Imperiociocchè dopo gli onori stabiliti da Erice, Enea figliolo di Venere, approdato in Sicilia nel suo viaggio per l’Italia, molte cose presentò in dono a quel tempio, consacrato a sua madre.” Lib.13: “Amilcare cartaginese communì Drepano, vi stabilì la città, e trasferitivi gli ericini diroccò Erice”.

Scrive Virgilio nellibro III dell’Eneide vv. 707-715: “Hinc Drepani me portus et inlaetabilis ora accipit. Hic pelagi tot tempestatibus actis heu genitorem, omnis curae casusque lavamen, amitto Anchisen; hic me, pater optime, fessum deseris, heu tantis nequiquam erepte periclis! Nec vates Helenus, cum multa hottenda moneret, hos mihi praedixit luctus, non dira Celaeno. Hic labor extremus, longarum haec meta viarum. Hinc me disgressum vestris deus appulit oris.

Virgilio- Eneide libro V vv. 124-128: Est procul in pegalo saxum spumantia contra litora, quod tumidis submersum tunditur olim fluctibus, hiberni condunt ubi sidera cori; tranquillo silet immotaque attollitur unda campus et apricis statio gratissima mergis.

Molti si sono chiesti se esistono questi luoghi descritti da Virgilio o se sono solo d’invenzione letteraria. Leggendo bene il testo comunque si nota che Virgilio conosceva personalmente i luoghi che descriveva e, ciò è dimostrato anche dalla precisazione sia del nome della città, sia per quel saxum, da molti riconosciuto come lo scoglio degli Asinelli. Esso si trova proprio di fronte a Pizzolungo, non lontano da Trapani e va a puntellare la descrizione del lato nord di Trapani. Da notare che il professore Giusto Monaco colloca i Ludi invece proprio nel porto di Drepano.

Vincenzo Nobile – Il Tesoro Nascosto – Palermo per Costanzo 1698.

“La quinta la Colombaia, della quale eccoti ò Lettore una breve contezza. Persequi tardosiDisegno prospetto e seziene ostilmente con reciproche armate i Greci, e i Cartaginesi, questi sopra gl’alpestri scogli d’un’isoletta meridionale alquanto discosta da Trapani edificarono una Torre detta Colombaia, per le colombe quivi nidificavano, acciò col fuoco acesavi sopra servisse di faro alle Navi straniere per non investire que’ sassi. Alcuni dicono esser stata à tempi de’ Troiani. V’hà quivi immensa cisterna piena d’acque piovane per proveder l’armata. Aggiungesi à detta Torre dal Viceré Giovanni De Vega un forte propugnalo per difesa di lei, e della Città, munito di cannoni, e Soldati, e così trasformassi in bẽ guarnito Castello, cinto nel di fuori d’altro bel baluardo. Di quest’Isoletta scrive Zonata, che Numerio Console di Roma assediò Trapani, e la Colombaia, di cui s’impatronì, & all’hor s’unì la secca, che giace nel mezzo della Colombaia, e del pietro Palazzo.

Andrea Massa -La Sicilia in prospettiva Palermo 1709 Stamperia Francesco Cichè.

“Colombara. Lat. Insula Columbaria, Zonara, Briete, Cluverio, Aretio. Isola piccola o più tosto Scoglio ampio fu la bocca del Porto di Trapani per mezzodì, sul quale sorge una Fortezza munitissima, acponè inexpugnabilis a giudizio di Cluverio: aggiungono Inveges nel lib.1 cap.8 ed Orlandini nella Descr: di Trap. essere la Torre di fabbrica antichissima, e tenersi struttura de’ Trojani, venuti con Enea in Sicilia: ondo per esprimersi una grande antichità, nacque il Proverbio, Gli anni della Colombaja di Trapani. Altri però la fanno costruire de’ Cartaginesi, quando questi hostilmete trattandosi co’ Greci, passati a toglier loro la signoria di queste contrade occidentali, alzarono su l’alpestre Scoglio, di cui favellavano, la Torre, dove la notte per uso delle loro Armate si accendesse il Fanale. Numerio, Consolo Romano, come si legge appresso Zonara (già citato) “la tolse a’ Cartaginesi insulae Columbaria a Carthaginensibus praeoccupatae insidiatus est, noctu missis militibus, qui, occiso praesidio, Insulam caperunt.” Continua il Massa: “Vi è un’ampia cisterna, per raccogliere l’acqua piovana. Il Viceré Giovanni Vega accrescendo di nuove mura, e di validi baluardi l’antica Torre, la ridusse in forte, e ben munito Castello, tenuto come cennammo, da Cluverio per inespugnabile.

S.T.D.D. VITI M. AMICOLexicon Topographicum Siculum Pars prima, tomus secundus – Catania MDCCLIX (1759).

COLUMBARIA. Olim Pleiades, Insula parva, seu scopulus in Drepanensi portu, urbs extima parti ab austro adjacens, arcem munitissimam, ac pene inespugnabilem veteri aevo conditam, & Fazelli aetate instauratam sbstinet. Putant veterem turrim Trojanorum opus esse, qui cum Aenea in hanc oram delati, loca proxima tenuere; hinc antiquum aliquod ut exprimant incolae, Columbara Drepanensis annes habere passim dicunt. Alii Carthaginiensibus eandem adscribunt, ibique illos Pharum locasse tradunt, quum Graecis, aut Sicanis e Drepano pulsis, urbem occcuparunt. Zonaras: Numerium Fabium, tradit, Romanum Consule in Drepanensi obsidione insulae Colombaria & arci, quam Peni preoccupaverant, esse insidiatium, missis noctu militibus, qui occiso praesidio, illam tenerent: Hoc audito, subdit, Amilcar, mane contraillos prosectus est, quibus, quum opem ferre Fabius nequiret, ipsum Drepanum aggressus est.

Vito Amico – Dizionario Topografico della Sicilia – tradotto dal latino e continuato sino ai nostri giorni per Gioacchino Di Marzo – vol. I. Palermo Salvatore Di Marzo Editore 1858:

Colombara. Lat. Colombaria. Sic. (dialetto siciliano) Palummara (V.M.) Un tempo Plejade. Piccola isola o scoglio nel porto di Trapani adjecente da Austro, alla parte estrema della città, con una rocca munitissima e quasi inespugnabile, sin da antichi tempi fabbricata e ristorata nell’età del Fazello. Stimano essere un’antica torre opera dei Trojani, che con Enea in questa spiaggia approdati, i luoghi vicini occuparono. Ne assegnano altri la fondazione ai Cartaginesi, dove affermano aver quelli collocato un faro, quando scacciati i Greci e i Sicani da trapani, occuparono la città. Narra Zonara di Nuberio Fabio Console Romano, aver insidiato nell’assedio si Trapani l’isola e la rocca Colombara, che avevano in prima occupato i Cartaginesi, mandate nottetempo delle truppe, che ucciso il presidio la tenessero: ciò udito, soggiunge, Amilcare, col mattino contro quelli si partì, alla quali non potendo Fabio apprestare ajuto Trapani medesima assalse. Di ciò poi atterrito Amilcare, si raccolse dentro le mura; Fabio indi occupò la Colombara, e l’angusto frapposto spazio palustre unì con argini al continente, acciò più facile l’oppugnazione riuscisse”.

Tommaso Fazello – Della Storia di Sicilia deche due vol. I Palermo Giuseppe Assenzio 1817

Cap. II. “Questa città ha un bellissimo porto nobilitato dalla venuta di Enea, secondo che dice Virgilio nel III. Dell’Eneide, dove uno scoglio non molto piccolo diede luogo per fabbricarvi una fortezza antichissima, ma al mio tempo è stata restaurata, ed è detta la Colombaja.


- FONTI BIZANTINE

Le notizie su questo periodo sono rarissime. Agnello Ravennate, descrive Trapani come una porto di rilevanza sulla rotta di Bisanzio e forse base di navi da guerra bizantine all’inizio dell’VIII secolo. Riporta Ferdinando Maurici: “Nel 709 l’imperatore Giustiniano II Rinotmeta (685-696 e 705-711) dopo la sua restaurazione sul trono volle punire gli autori della cospirazione che aveva portato alla sua deposizione. Fra essi si erano distinti i ravennati residenti a Costantinopoli ai quali, ella cui città d’origine, l’imperatore volle infliggere una punizione esemplare. Vene così spedito a Ravenna, con il compito di arrestare l’arcivescovo e il patriziato della città, un monstraticum di cui Agnello non dice il nome ma che da altre fonti risulta essere lo stratega di Sicilia Teodoro. Salpato da Costantinopoli e messa la rota verso l’Italia, quesiti fece un primo scalo a Trapani, quindi a Pachino (lustrato Trapani portu, venit Pachinium) e la li si diresse su Ravenna ove portò a termine la sua missione arrestando l’arcivesco felice e conducendolo a Costantinopoli.

Molti sono convinti, come l’editore tedesco Agnello che questa rotta fantastica sia da attribuire a reminiscenze letterarie (Virgilio).

ScriveAgnello: “Trapani lustrat portus, Siculas attingit ora. Aliquantis hic moratus diebus, proprias res ecclesiae suae disponens, susceptus Panormus, paucis ibidem moratus est diebus ; pervenit Tindaris, Exinde, transgressus, a Pachinia devenit litora ».

Scrive Filippo Burgarella inLa Fardelliana 1994: « Non sorprenda una simile valorizzazione ecclesiastica di Trapani durante l’epoca bizantina. A giudicare da quel che emerge, al prezzo di due distante eppur complementari notizie tradite da Agnello, il biografo altomedievale degli arcivescovi di Ravenna, la città e ancor più il suo porto avevano un loro specifico rilievo tra le basi navali e i centri abitati della provincia bizantina o tema Sicilia, quasi ne fossero un importante tassello sotto il profilo militare e strategico. E sempre alla luce di quelle notizie Trapani con il suo porto era collegata con i principali vie di comunicazioni marittima tra la provincia bizantina d’Italia e la lontana capitale sul Bosforo, Costantinopoli, fino a costituire talora scalo, se non obbligato certamente utilizzato, lungo simile rotte”.

L’Agnello né fa menzione nelle misure punitive di Giustiniano II Rinotmeta nel 709 dopo la sua restaurazione al trono di Costantinopoli. Il sovrano mandò una spedizione punitiva a Ravenna e fece un primo scalo in Sicilia, a Trapani, e solo in seguito raggiunge Ravenna. Tuttavia proprio nell’edizione ottocentesca dell’opera compare una nota: “Constantinopoli Ravennam navigans certe Drepamun non vidit”. Giustamente Trapani non è sulla rotta di Costantinopoli. Scrive il Burgarella: “Tuttavia se Trapani è menzionata in quel preciso contesto, non è solo per la compiaciuta indulgenza di Agnello alle reminiscenze letterarie e per i toponimi resi aulici dalle precedenti menzioni nelle opere degli autori classici: è anche e soprattutto per rispondenza alle realtà storica. Il che appare ancor più evidente ove si tenga conto della precedenza di Trapani su Pachino in quella notizia di Agnello, il quale sembra così indicare non certo gli scali intermedi di un viaggio cominciato a Costantinopoli, ma piuttosto il movimento della flotta bizantina a partire da quello della sua squadra di stanza nella base più occidentale della Sicilia. E che Trapani potesse allora disporre di tal genere di forze militari, è certamente una mera ipotesi, alla quale però danno robusto credito la vocazione marinara della città e soprattutto la difficile situazione di quegli anni, caratterizzata dagli intensi e ripetuti tentativi di Bisanzio allo scopo di preservare dall’incombente annessione musulmana Cartagine e i territori superstiti delle sue antiche province nel Mediterraneo centro-occidentale”. Filippo Burgarella scrive queste note per dimostrare che Trapani ebbe Vescovo già in quel lontano periodo storico, tuttavia, dall’Agnello, lui trae anche le uniche notizie storiche della città in quell’epoca.


 

Fonti arabe: i geografi

L’interesse per i Musulmani per la geografica scientifica inizia attorno al secolo IX alla corte del califfo abbàside al-Ma’mùn (813-833), dove l’apertura alla cultura greca e indiana consentì a un numero cospicuo di neofiti di porsi all’attenzione degli studiosi. A partire poi dal secolo X, con l’intensificarsi dei traffici e delle esplorazioni nei territori del Medio ed estremo Oriente divennero più dirette le conoscenze dei viaggiatori, così che questi cominciarono a tracciare rotte e descrizioni, eliminando, le carte ormai vecchie e ricavate da scene classiche. Nacque così la nuova scienza della geografica. Il primo ad imporsi fu al-Biruni (m. nel 1048) erudito di origine iranica che fece sfoggio di conoscenza di lingua greca, sanscrita, araba e persiana e dottrina di scienze matematiche e astronomiche. Attorno al XII secolo si sviluppò un genere, la Rihla , che fu importantissima alle conoscenze storico-geografiche ed etnografiche dell’ecumene islamica.

Scrive Umberto Rizzitanodall’ introduzione de Il Libro di Ruggero di IdrisiIl nuovo genere venne elevato a dignità letteraria soprattutto dall’andaluso Ibn Giubàir (m. nel 1217). Nelle sua Rilha il viaggiatore ci ha lasciato una suggestiva relazione del suo primo pellegrinaggio alla Mecca, estrosamente ravvivata dalla descrizione delle avventure capitategli nel corso delle lunghe peregrinazioni a traverso i principali centri della valle del Nilo, del Higiàz, dell’Iràq della Siria e delle costa siciliana, percorsa fra Messina e Trapani dal dicembre 1183 al successivo febbraio”.

Idrisi Abu Abdallàh Muhammad ibn Muhammad ibn Idrìs, nacque a Ceuta nel 1100 e discende da una dinastia quella degli Idrisiti, il cui eponimo aveva fondato, verso la fine del secolo VIII, uno stato indipendente in Marocco settentrionale. Ma le vicende di Idrisi saranno invece legati completante alla terra di Sicilia. Dopo aver condotto con successo gli studi a Cordova, cominciò a viaggiare, per conoscere meglio la Spagna, il Marocco, Lisbona, la zona costiera della Francia e infine nell’Asia Minore. Nel 1138 il giovane passò per Palermo e fu ospite della corte di Ruggero II - scrive Rizzitano – “L’arrivo di Idrisi a Palermo segna il momento più suggestivo ma anche più fecondo di quel colloquio culturale fra Cristianità e l’Islàm che ebbe la sua apoteosi proprio alla corte di Ruggero II”. Il frutto di questa esperienza fu il magnifico libro scritto in arabo, di Idrisi, su Ruggero II e la Sicilia. Idrisi poi in tarda età volle rientrare nella sua città natale, Ceuta, dove secondo la tradizione morì nel 1165.

Nel libro il geografo arabo ci illustra con abbondanza di particolari con grande estrosità linguistica le fasi dell’epopea voluta da Ruggero e con essa la descrizione dei viaggi fatti nella Sicilia dell’epoca, descritta con precisione. C’è comunque da dire che il Nuzhat al mushtàq fi ikhtiràq al-afàq non sia stato condotto da Idrisi con uguale precisione in tutte le sue parti e questo probabilmente per la fretta di Ruggero, che la vide ultimata proprio prima di morire. Anche sulla divisione amministrativa Idrisi non fu preciso, in quanto non rilevò proprio l’antica divisione dell’Isola, che era proprio di origine musulmana, cioè la Val di Demone, Val di Noto e Val di Mazara. Il geografo arabo divide invece la Sicilia in ben centotrenta distretti, tutti molto diversi l’uno dall’altro per caratteri, dimensioni, e densità di popolazione Le notizie che apprendiamo dal libro di Ruggero sono molte soprattutto quelle riguardanti l’Africa settentrionale, la Spagna, l’Italia insulare e peninsulare di cui Idrisi aveva esperienza diretta.

 

Disegno per il progetto

Giovanni Biagio Amico., Progetto per la Lanterna, 1720,tratto da "L'architetto pratico"

Idrisi, Libro di Ruggero: 1. “Diciamo dunque che la Sicilia è la gemma del secolo per pregi e bellezze; lo splendore della natura, il complesso edilizio e il remoto suo passato ne fanno un paese veramente unico”. 2.“A mezzogiorno di Ustica si trova Favignana, che nel settore sud-orientale ha dei porti atti all’ancoraggio delle imbarcazioni, una rada e pozzi di acqua. Essa sovrasta (sic) alla città di Trapani, e l’una dista dall’altra quindici miglia.

A nord di Favignana sorge Levanzo, un isolotto privo di acqua e di porto; dista dieci miglia da Trapani che ne è anche la località più prossima sulla costa siciliana.

Ad occidente dell’isola di Levanzo si trova Marettimo, situata di fronte a Tunisi e Cartagine e discosta trenta miglia da Favignana; essa manca di porti e la sua fauna comprende capre e gazzelle. (segue la descrizione dell’isola di Pantelleria).

Trapani, Trabanush, città di antica fondazione, è situata sul mare che la circonda da ogni lato e non vi si accede che dal settore orientale a traverso un ponte. Il porto, sistemato nel lato meridionale, è tranquillo e senza risacca, e ciò rende possibile alla maggior parte delle imbarcazioni di svernare al sicuro dalle tempeste dato che nella baia il movimento delle onde è calmo anche quando il mare aperto è agitato. In esso la pesca è abbondante e superiore al fabbisogno; vi si pescano grossi tonni usando grandi reti, e una pregiata qualità di corallo; proprio davanti alla porta della città si trova una salina. Il circondario ha un’ampiezza notevole, le terre sono tra le più ubertose e molto produttive le coltivazioni. Trapani vera e propria è fornita di mercati spaziosi ed opulenti mezzi di sussistenza. Adiacenti a Trapani si trovano Favignana, Levanzo e Marettimo, ognuna dotata di un porto, di pozzi e boschi, da cui si ricava la legna. Intenso è il movimento marittimo di Trapani anche nella stagione invernale per l’eccellenza del porto, la calma del mare e la mitezza del suo clima. Da Trapani ad Erice Gabal Hamid corrono una decina di miglia: Erice è una montagna maestosa, dalla vetta alta e imponente, facile a difendersi data la sua inaccessibilità. Sulla sua cima, che abbonda di acque, si adagia una distesa di terre da semina ed esiste pure una fortezza lasciata incustodita”. Leggiamola nella traduzione di Michele Amari: Tarâbaniś, città delle primitive e antichissimo soggiorno, giace sula mare che lo circonda d’ogni lato non essendoci [in città] se non che per un ponte, dalla aperte di levante. Il porto è sul lato meridionale; porto tranquillo, senza movimento (attenzione significa senza risacca!): quivi un gran numero di legni sverna sicuro da tutti i venti,rimanendovi cheto il mare mentre fuori imperversano i flutti. In questo porto si prende una quantità strabocchevole di pesce; vi si tende anco di grandi reti di tonno. Trapani racchiude comodi mercati ed offre copiosi mezzi di sussistenze.”


Al-Kazwini cita probabilmente un brano di al’-Udhri: Bānī e Erice (Arisha, la trascrizione esatta di Erice) sono le due città denominato col nome dei due fondatori. Bani è chiaramente una forma abbreviata e corrotta di Trapani in quando l’arabo non possiede lettera p che significa il costruttore”. Viene descritta una statua marmorea del suo re fondatore posto in modo da guardare il mare, quasi che aspettasse ancora, l’arrivo delle sue navi.. Il testo del tredicesimo secolo è però tratto da Ibrahim b. Ya´Kūb di Tortosa, viaggiatore ebreo-spagnolo, che visitò molti luoghi ma che non è certo se sia stato veramente in Sicilia.

Abu ף-Husain Muhammad b. Ahmad Ibn Djubair o Ġubayr (Valencia1145, Alessandria d’Egitto 1217),viaggiatore arabo-spagnoloche si fermò a Trapani quattro mesi (dal dicembre del 1184 a marzo 1185) scrivendone una bella relazione. Tornato da un pellegrinaggio alla Mecca, venne a Trapani per imbarcarsi su una nave genovese per tornare nella sua terra Valencia. “Giunti a Trapani il dopopranzo del medesimo giorno, prendemmo albergo in una casa affittata [ a bella posta]. La città è circondata dal mare da tutti i lati e collegata solamente da un lato dalla terraferma, ove quest’ultima è molto stretta”. Descrive che le mura di Trapani bianche come una colomba, che al centro di un ricchissimo mercato agricolo e che il traffico del porto è intenso. “Le partenze e gli arrivi di navi che vanno in Tunisia e vengono da questo paese sono pressappoco continue e le navi degli Italiani che veleggiano verso la costa africana sono solite di visitare prima Trapani”. La nave con la quale Djubair partì da Trapani per la Spagna era accompagnata da un’altra, anch’essa genovese, e presso l’isola di Favignana, ne incontrarono un’altra. Era il momento in cui il commercio internazionale aveva cominciato a fare scalo nella città. Djubair chiama Trapani sempre con l’appellativo di balda, cittadina e raramente Madina cioè città. Ibn Djubair descrive la vita dei Musulmani trapanesi sotto dominio cristiano ma forse mentendo sulle loro vere condizioni. Costata con tristezza che i casi di apostasia sono fra loro frequenti. Però d’altra parte esistevano delle Moschee a Trapani e un loro capo, Hakim (giudice). Alla fine del mese di Radaman, il mese di digiuno, i Musulmani andarono in processione solenne, con timballi e trombe ad una piazza fuori città per fare ivi preghiera. Ibn Djubair descrive questo evento con grande meraviglia e sorpresa nel vedere che i Cristiani permettessero ai Musulmani di fare la processione: La tolleranza della Sicilia Normanna. Il geografo chiama questa piazza Musalla, forse il nome che le attribuivano i trapanesi. “In occasioni in cui le moschee non erano sufficienti per accogliere i fedeli la partecipazione alla preghiera essendo massiccia, come nelle feste o quando si faceva la salat stika, la preghiera per la pioggia, i Musulmani, uscivano dalla città per pregare in una piazza, non coperta da un tetto e soltanto delimitata in qualche modo” .

Pianta del Forte della Colombara

Blashke, Das fort Colombara von Trapani, 1823, Vienna, Archivio Militare

 

In una enciclopedia compilato da un autore arabo all’inizio del Duecento, compaiono delle notizie su Trapani nell’epoca musulmana. Si tratta del grande dizionario geografico Muَdjam al-buldān scritto da Yākūt al-Hamawī verso il 1220. Le due notizie sono date una su Atrabinsh e l’altra sotto il titolo di Tarabunush. Nella prima scrive: “Trapani è una città sulla costa siciliana di fronte a Tunisia e che da questa cittadina partono le navi per la sponda opposta”. Nella seconda l’autore si sofferma come vi siano nella città parecchi intellettuali arabi detti o denominati “trapanesi ” (o conosciuti come Trapanesi, yunsabuna ilaiha). Scrive lo storico Eliyahu Ashtor: “Uno di coloro era Sulaimāh b. Muhammad, un poeta, menzionato da Ibn al Katta. Secondo Ibn al Katta´, dice Yakut, questo poeta arabo di Trapani si recò nella Spagna e guadagnava la sua vita scrivendo poesie in onore dei re musulmani di quel paese”.

Yaqūt Mu׳ ģam: “ Tarâbaniś nome d’una città costiera nell’isola di Sicilia. Diversi uomini traggono lor nome [etnico] da questa città: tra gli altri Sulaymân ‘ibn Muhammad, ‘at tarâbniśî, poeta ricordato da ‘Ibn ‘al Quattâ”.

Marâsîd Yaqût , cita solo alcuni nomi di luoghi: “’Itrâbiniś, paese su la costiera dell’isola di Sicilia, dalla parte l’Affrica”.

‘Ibn ‘al ‘Atîr Raccontodel governo di ‘Abû ‘al IZAbbâs: Approdò costui in Sicilia il primo di śa’bân (1 agosto 900) con centoventi navi e quaranta harbîah (legni da guerra) e si mise all’assedio di Trapani. La stessa notizia riporta ‘Ibn Haidùn: “Indi ottantasette (7 gennaio – 25 dic. 900) egli prepose alla Sicilia il proprio figliolo ‘Abû ‘al Abbâs ‘Allâh; il quale arrivato con centosessanta navi, pose l’assedio a Trapani”. Riporta ancora: “ Infine egli lor tolse l’isola (sotto Ruggiero) occupati l’un dopo l’altro i fortilizi; de’ quali caddero ultimi Trapani e Mazara, ch’egli prese ad un dei ribelli.” Queste notizie bastano a smentire quanti affermano che la caduta di Trapani non è documentata. ‘An Nuwayri Scrive: “Tarâbulus (nome probabilmente storpiato) Trapani, giace sopra il terzo angolo ed è circondata dal mare, con un istimo che lo congiunge all’isola”.

‘Abû ‘Abd ‘Allâh Muhammad ‘ibn ‘Ahmad ‘al Baśậrî ‘al Muqaddasî (il Gerosolimitano) (Le divisioni più acconce a far conoscere bene i climi della terra): “’Itrâbiniś, Trapani. Giace sul mare: una città murata, i cui abitatori devono di un fiume.” Chiaramente non è una cosa possibile perché non vi è nessun fiume nelle nostre parti, tutt’al più si può trattare della città di Mazara.

‘Abû Hafs’Umar ‘ibn ‘al Wardî: “Nel mare di questa città (Trapani) si pesca il corallo, che vegeta in fondo come un albero. In Trapani è anche un ponte di meravigliose ( dimensioni?), ch’è lungo trecento dirâ’ e largo venti.”


Altre Fonti

Pero Tufur, (Siviglia 1405 o 1409 - ?) nobile viaggiatore Andaluso, venne in Sicilia e scrisse il resoconto del suo viaggio in Sicilia durato tre anni (1436-1439): “Andanças e viajes por diversas partes del mondo avidos”. Scrive Tufur: “Trapani è una città gentile con una buona configurazione del porto dove c’è una torre che chiamano Colombaia attorno alla quale si pesca il corallo”

William Henry Smyth, La Sicilia e le sue Isole, 1824.

Scrive lo Smyth: “Trapani è una città fortificata sulla punta d’una bassa lingua di terra ai piedi di Monte San Giuliano, e occupa il sito dell’antica Drepanum, così chiamata dal dorico Drepano in quanto assomigliava ad uno strumento navale greco a forma di falce. Qui Enea sbarcò durante il suo viaggio da Cartagine per celebrare i giochi funebri in onore di Anchise; e lo scoglio della Columbara attesta l’esatta conoscenza geografica di Virgilio: Questo è ancora chiamata Colombara, e vi si riconosce subito Peliade dei Greci, sul quale venne piantato il ramo d’una quercia come traguardo per le galere contendenti. Fu dietro questa roccia che Adertale stava con la sua flotta, nella notte della sorpresa architettata da P. Claudius Pulcher nel 237 a. C. Non ho dubbi sul fatto che le secche, che si estendono dalle saline opposte alla punta di Nubia, sono quelle sulle quali tanti vascelli romani vennero sbattuti durante il disastroso conflitto del giorno seguente, nel corso del quale oltre a quelle affondate, vennero catturate 93 navi, uccisi 8.000 uomini, e presi 20.000 prigionieri, mentre i Cartaginesi non persero neanche un uomo o una nave ed ebbero pochissimi feriti. Columbara venne successivamente unita alla terraferma per mezzo di un molo, sopra un canale profondo tre o quattro piedi, da Numerio Fabio, con lo scopo di disturbare la guarnigione di Drepanum durante il duro assedio da loro sostenuto”. […] “Trapani è interamente circondata da mura e bastioni, in buone condizioni, con pivellini e con spalti, che si estendono dal castello, alla fortificazione sul lato interno, la quale tuttavia non è adeguatamente protetta alla base. L’ingresso del porto, è sorvegliato dalla torre Sigia sulla punta, il cui tiro a breve distanza è incrociato dalla batteria sulla Colombara; le opere sul lato terra hanno dei punti di fuoco contro la città, tattica non sempre da condividere. Il castello si trova nell’angolo est (il Castello di terra di cui parla lo Smyth, si trovava a nord dove oggi esiste solo un rudere dalla parte del lungomare Dante Alighieri. Esso comprendeva sia il Palazzo della Prefettura che le Poste e Palazzo D’Alì) ma non merita il nome di cittadella con il quale è designato”.

disegno del Castelllo della Colombaia

Ignoto - Castilios de la Columbara, 1886, Madrid, Biblioteca degli Affari Esteri


Fonti documentarie

La storia delle fortificazione inizia sempre da quella rupestre, passando inevitabilmente, almeno per le coste occidentali, da Fenici e Cartaginesi fino al castrum romano. La Colombaia per secoli è stata ritenuta, almeno da parte degli storici classici un mito, lasciando così che non fosse il donjon a fare storia ma la letteratura. Si spiega così come un bastione unico, costruito su uno scoglio sia stato, almeno negli ultimi secoli sottovalutato e quasi emarginato dal contesto di studi seri e soprattutto di scavi archeologici mai fatti e ancora lontani da essere concepiti. Si tratta dell’unico esemplare situato un scoglio e che è cresciuto nel tempo, fino a tramutarsi in un castello e in una prigione borbonica. A oggi la sua forma ottagonale viene datata in maniera arcaica e senza valore scientifico, in base a fasi di costruzione che possono risalire attorno alla fine del XIII e l’inizio del XIV, dando per scontato, forse anche giustamente, come costruzione Sveva. Il primo documento trovato è del 1223. Si trattaun documento di Federico I per la concessione ad Alberto di Milo della capitaneria di guerra per Trapani e del titolo di castellano sia per castrum, castello di terra, che la turris Columbarie, castello di mare. A un esame attento il documento non sembra essere viziato da alcunché, tanto che a suo tempo fu reputato autentico da E. Winkelmann e Giuseppe Agnello. Tuttavia alcune particolari, soprattutto per alcune inconcludenze di date, ne fanno dubitare, ma lo slittamento di esse non può superare un periodo troppo lungo di anni, e neanche un esame al radiocarbonio potrebbe risolvere, il rebus. Il documento può quindi ritenersi vero per il secolo in cui fu emesso, e forse in parte falsificato (il capitano potrebbe essere di origine aragonese (sic!) nella datazione per permettere a qualcuno di occupare una carica in tempi diversi. Una prassi deplorevole ma normale anche a quel tempo. E. Winkelmann, Acta Imperia, I p. 208 doc. 224. 1223 mar. 4 ind. XI, Siracusa. Scrive: «Hier ist an falschung wohl nicht zu zweifeln“. Si esclude espressamente dubbi circa un’eventuale falsificazione. Anche G. Agnello neL’architettura Sveva, p. 21, nota 3, conferma la veridicità del documento.

Bartolomeo da Neocastro, cronista dell’epoca dei Vespri,Historia Sicula. Una notizia appena accennata aigemini castra che difendevano la città nel racconto dello sbarco di Pietro III a Trapani, testimonierebbe come a Trapani ci fossero nel 1282 due castelli. Uno sicuramente è quello normanno cioè quello di terra, l’altro la Colombara, o comunque un fortilizio in quello posizione. Scrive il prof. Ferdinando Maurici: “si tratta proprio della Colombaia e del castello di terra ubicato sull’angolo NE della cinta muraria. Una datazione fra la fine del XII secolo e primi del XIV, d’altra parte, sembra per la Colombara la più probabile, tanto per ragioni stilistiche che in considerazione della nuova importanza assunta dopo il Vespro” (da Kalòs 1997).

Chiaramente le ragioni stilistiche e architettoniche nella torre sono veramente ambigue, anche se vicinissima allo stile svevo, ma in considerazione della stanza del vento che pochi hanno notato, soprattutto, per chi non ha fatto una ricognizione de visu. Ritornerò sull’argomento nello studio architettonico.

 


 

Fonti Normanne

Anche in questo caso siamo privi di notizie vere e si ignora il primo castello costruito dal conte Ruggero, che conquistò Palermo nel 1072. Gli scavi archeologici effettuati sul sito del castello di terra di Trapani non hanno portato alla luce nessun reperto risalente a quell’epoca e come afferma il Maurici il castrum edifico a Trapani dal conte Ruggero sembrerebbe doversi ubicare altrove.

La ricostruzione della città del periodo normanno viene proposta da Del Bono e Nobili. Trapani era una città murata a forma quadrangolare, con un perimetro di circa un miglio. Completamente circondata dal mare tranne che da parte orientale da dove si entrava tramite dei ponti (vedi Pugnatore). Nel 1593 Trapani veniva descritta completamente circondata da bastioni meno che da levante. Così scrive F. L. Oddo nell’Appendice de “Un trapanese vuol diventare nobile”: “Qui la città era segnata da spalti rettilinei fra due capisaldi: il castello di terra, dal lato di tramontana, ed il bastione dell’Impossibile, dalla parte di mezzogiorno. Il castello di terra si innalzava assai più imponente del bastione predetto e, con le sue quattro torri principali, assai più imponente della stessa Colombaia, il castello di mare, bianco sullo sfondo azzurro”.

Tiburzio Spannocchi, è stato un cartografo al seguito degli spagnoli che nel 1577 gli avevano affidato l’incarico di compiere accurate ricognizioni lungo le coste siciliane alfine di determinare e redigere una relazione su tutte le caratteristiche di ognuna di esse, con l’obiettivo massimo di individuare le deficienze difensive e progettare una rete costiera di strutture difensive.

La “Descrición” di TiburzioSpannocchi sono 101 fogli manoscritti custoditi presso la Biblioteca Nazionale di Madrid, che descrivono varie tipi di aree costiere dove l’autore esprime il suo parere su una possibile costruzione di un propugnalo difensivo. Ma ecco la descrizione di Trapani tratto da La Sicilia di Tiburzio Spannocchi. Una cartografia per la conoscenza e il Dominio del Territorio nel secolo XVI a cura di Corradina Polto:

Dal fiume dele Birge a Trapani sono nove miglia et da Trapani alo Cappellere quattro, che tutta è marina di quella città, alla guardia della quale vi stanno quattro cavallai di state e d’inverno, due di verso la Birge et due verso le Cappellere, pagati a once 2 e tarì 12 al mese, et la state sogliono altri due pagati al medesimo prezzo, delli quali due, uno ne va dalla salina grande alla fiumara, et li quattro continovi due da Trapani alla salina grande et due da Trapani all’Aqqua Santa et si congiongeno allo Cappellere con quelle del Monte. Fanno guardia di più alli bastioni della città; hanno distinto la città in cinque bandiere per le mura, et questo si fa in tempo di sospetto, ma l’inverno vanno 30 huomino solamente.”

A tempo d’Armata, overo numero di vascelli, escono li cavalli dala città in diversi luoghi secondo dove il Capitano d’Arme ordina, perché in detta città non vi è milizia da piedi, né da cavallo. Si fa guardia di più alla torre dela Colombara, dove stanno 22 soldati spagnoli, due bubanderi et il castellano; sono pagati dal secreto dela città a nome dela Regia Corte a once 1. 6tarì lo mese, li bombardieri oce 1. tarì 18 per uno; non fanno fani né fumo et vedendo vascelli sparano l’artiglieria per avvisare le barche che passano vicine.

Da notare come lo Spannocchi si sia informato non solo delle risorse umane ma anche degli stipendi, abbastanza miseri anche per l’epoca, pagati dal Governo.La descrizione del territorio di Trapani prosegue con il Castello di Terra dove erano di stanza 28 soldati, due bombardieri, due portari, castellano e vice castellano. Segue il territorio che porta verso Marsala con la descrizione delle saline, loro proprietari e relative rendite.

 

Doppo questa segue la Colombara lontana 4 miglia incirca, la quale harebbe bisognio che nel primo cortile si levasse un caelo lastrico che sta sopra travi et si facesse volta da posservi maneggiare artiglieria, nela qual opera andarà circa mille scudi di spesa, ancorché senza quella mi pare che per il servitio che habbi da fare detta Colombara a bastanza se servi sono poche stanze per li soldati”.

Corradina Polto – La Sicilia di Tiburzio Spannocchi, Istituto Geografico Militare Firenze, 2001

Disegno acquerellato Pianta del Castello della Colombaia, 1677

G. Merelli, Pianta del Castello della Colombaia, 1677, disegno acquerellato, biblioteca nazionale di Torino.

 


 
Francesco Negro, Carlo Maria Ventimiglia: Atlante di città e fortezze del regno di Sicilia 1640.

Il porto di Trapani è capacissimo di un buon numero di galere, di navi; comoredensi tra l’isola di S. Margarita e, nella parte occidentale della città la punta della Columbara, et il basso fondo e le secche che sono tra le predette Isole. […] Nella stessa parte di ponente vi sono da sei isolette. L’isola Margherita e la Columbara predette; e di più S. Antonio, l’isola Piana, l’isola delli Colombi e l’isola d’Immenzo. E nell’Isola delli Colombi, sporgendosi ella in fuori, haveano designato farvisi una bellissima torre con la sua lanterna per far scorta ai naviganti nel porto. Nell’isola della Columbara vi è il suo forte antichissimo di forma ovale, circondato di grossissime muraglie con una torre nel mezzo alta da canne 20, nella cui sommità è stata sempre et è oggi la lanterna. Difendesi La Columbara con il beloardo di S. Francesco e con tutta la parte di ponente della città. Difende ancora essa Columbara la gola di Pietro Palazzo et il luogo dei Cappuccini e buona parte dell’istesso Pietro Palazzo; e scopre tutte l’isole vicine, le quali perché sono pericolosissime contro la città, e [considerando altresì che] l’isola Piana di più ha opera di pala e zappa per far ripari al bisogno, pertanto pensarono [che] con un corpo di fortezza nel mezo di esse, di cinque o sei baluardi [si potessero] congiungere tutte queste isole con la Columbara, la qual fortezza sarebbe inespugnabile per on poter essere battuta, se non dalla parte della città, senza esergli tolto il socorso. Facilitava loro l’opera il non haver a far nuo concorrono in Trapane per li terrapieni”.

Disegno Acquerellato
Francesco Negro, C.M.Ventimiglia, Pianta della Colombara di Trapani 1640, Disegno Acquerellato,
da: "Atlante du città e fortezze del Regno di Sicilia", Madrid Biblioteca Nazionale
 

Vediamo a questo punto l’armamento della Colombaia del tempo, sempre nel ragguaglio dI Francesco Negro e Carlo Maria Ventimiglia: “ Nell’intrata del Castello s’havea d’accomodare il solo, e molte case di soldati, ché stavano cadendo per cagione che la pietra con che sono fabbricate si consuma per se sola.

Nella torre della polvere vi era catara 45 di povere

Nella Columbara sono l’infrascritti arme

Mezza colubrina 1
Sacro 1
Mezzo sacro
1
Farconetto 1
Terzo Cannone 1
Pitreri 2
Pezzi di ferro 2
E più Moschetti guarniti 5
Arcabugi 6
Povere havea cantara 6

Mancava la colubrina che si tolse per ordine del signor Duca di Ossuna, la quale sarebbe necessaria per la guardia di quei mari et isole.

Il forte della parte di mezzogiorno minacciava rovina con gran danno et interesse, e la scala della torre di legname era infracidita”.

Anonimo: Teatro delle città reali di Sicilia (1680-87) introduzione di M. Giuffrè, Palermo 1973, p. 135: “Nella foce del porto di Trapani sta posta la tanto celebre fortezza detta la Colombaia, cosa antichissima, e di migliaia di anni addietro. E’ posta in un’isola sopra uno scoglio in mezzo al mare: non s’allarga dalla città di più di quel che sia lo spazio d’una buona tratta di mano. La natura col beneficio d’un sito naturalmente fortissimo, e l’arte con la giunta d’un ben inteso lavorio di mano, l’han resa poco men che inespugnabile. Vogliono molti che l’autore d’una così bell’opera fosse Enea che vi fabbricò averà ora degli anni tre mila. Ebbe nome di Colombaia, o perché vi si annidavano colombe dedicate a Venere, sotto a qual nome s’onorava Lisasta madre d’Erice moglie di Buto”.

Pierre del Callejo Y Angulo, Description De L’isle De Sicile, Et De Sas Côtes Maritimes, Avec Les Plans De Tuotes Ses Forteresses Nouvellement Tirés, Selon L’Etât Où Elles Se Trouvent Presentement, Vienna 1719 e Amsterdam 1734: «La Città di Trapani, chiamata anticamente Drepanon , è situata in un angolo dell’Isola su una Penisola, o lingua di terra, che entra nel mare verso Ponente. Essa è rinimata per il suo grande traffico, il numero dei Nobili, che l’abitano, la quantità di Vascelli, che vi si vede, per le sue Saline, e per la pesca dei Tonni e Corallo. A Mezzogiorno essa ha un Castello quadrato, il suo Porto è grande, ma molto esposto al Vento di Mezzogiorno e cosparso di bassifondi. A Levante essa ha delle saline molto buone, e all’entrata del detto Porto si trova il Castello della Culumbara, il quale consiste in una Torre antica molto alta, posta su uno scoglio, circondata dal Mare, con un’Opera all’intorno fornita di cannoni verso il Porto. Dietro il detto castello vi sono molti scogli. A Tramontana i grandi bastimenti non possono avvicinarsi, a causa del poco fondo che vi è, e degli scogli che vi si trovano per due miglia di seguito. La città è dappertutto circondata da muraglie ordinarie che seguono il terreno.”

Manoscritto 1785 QqHl6 n. XVIII Biblioteca Comunale di Palermo

Di questo scritto, che si trova nella Biblioteca Comunale di Palermo, non ho conoscenza diretta, ma viene riportato da Angela Mazzè, ne “I Restauri ottocenteschi della torre della Colombaia”. La Mazzè né fa una possibile attribuzione e una possibile datazione. “Presso la biblioteca Comunale di Palermo è custodita una interessante memoria sulla nostra fortezza turrita, redatta con estrema puntualità storica e filologica presumibilmente nell’ultimo decennio del XVIII sec. (1785?) come si evince dal brano che correda le « Mescolanze di cose siciliane» contrassegnato con il numero XVIII ed intitolato Della Colombaia di Trapani. Il suo autore è rimasto pressoché sconosciuto, potrebbe tuttavia trattarsi dello storico trapanese Giuseppe Maria Di Ferro, il noto autore della Guida di Trapani”.

La Mazzè riporta un lungo passo storico nella nota 21 della sua opera, che a sua volta, viene qui riprodotto:

QqHl6 n. XVIII

Della Colombaia di Trapani

Il castello, che guarda il porto della città di Trapani è situato in uno scoglio tutto circondato dal mare all'imboccatura del riferito porto. Chiamasi questo Castello la Colombaja per la quantità delle colombe selvatiche, che in questo scoglio si annidavano prima di essere stato abitato secondo la comune opinione de scrittori, e secondo taluni per le colombe, che ogn'anno vi passavano, e come dedicate a Venere ericina (sotto qual nome si onorava Licasta sovrana un tempo di Trapani in esso si celebravano i sacrifici anagogi, o siano di peregrinaggio, come narra Eliano rapportate da Orlandini (il quale) riferisce anco questi l'opinione di molti autori, e la fama di mano in mano venuta, che Enea fabricato l'avesse, e persuade l'esser la fabbrica di parecchi migliaia d anni, l'antico proverbio nato in Sicilia, ed usato anche altrove, quale da tutti gli autori vien rapportato che per esprimere una remota antichità dicesi "gli anni della Colombaja di Trapani".

La stessa opinione circa la sua fondazione, viene abbracciata dal Signor Scasso, e Borrello traduttore del Burigny nel suo Itinerario per la Sicilia, o sia Breve descrizione geografica, ma erroneamente nota per diverso lo scoglio delle colombe dedicate a Venere, da quello ove e situato il castello suddetto, quando non è lo stesso.

Il Pugnatore rigettando l'opinione di quelli, che vogliono essere stata fabbricata nel principio della fondazione di Trapani, dice che sia stata edificata da' Cartaginesi nel cominciamento delle guerre, che ebbero coi Greci per ragion del dominio, che quest'ultimi pretendevano della parte occidentale della nostra isola, da quella denominata, ove appunto è situata Trapani, e che furono loro che vi costrussero per comodo delle loro navi la gran cisterna, che dentro racchiude, servendosi eglino di essa torre, non solo per difesa del porto, ma anche per far segno di notte tempo col fuoco alle loro navi per approdarvi con sicurezza

Venne questa torre, dice il Pugnatore, un tempo negletta sebbene non sia mai stata rovinata, ed allora egli dice, che divenne ricovero di colombe selvatiche, ma questa sua notizia e destituita di fondamento perché sarebbe mancato uno de' maggiori propugnacoli, anziil più importante di Trapani, né in tutti i tempi avrebbero potuto considerare come sempre e stata fortissima e munitissima. Il Nobili, che scrive dopo il Pugnatore, nel suo Tesoro nascosto inclina più tosto a quello che ne disse il detto autore, sull'origine di tal Castello, e rapporta inoltre questa dice Zonara che Numerio console romano occupò la Colombaja con queste precise parole «Numerius Columbarium occupavit, ut spatium interiectum angustum, et palustrem ab aggerribus continentis coniuxit" Il quale spazio sarà stato poscia dall'impeto dei cavalloni del mare altra volta diviso, dobbiamo credere, ma vanii anni addietro per ordine del nostro regnante Ferdinando e stato dì nuovo in parte riunita con molta sodezza non già però con lo scoglio della Colombaja, essendo soltanto riuito il continente con lo scoglio, o sia isoletta di S. Antonio, che restava intermedia fra lo scoglio della Colombaja, ed il detto continente che è appunto quell'istmo ove all'estremita si vede innalzata la torre detta di Ligne (per il vicere di tal nome, che ve la fé costruire) essendosi per tal opera formata una nuova, ed amena passeggiata per tempi.

Nella detta torre della Colombaja si trattenne la regina Costanza moglie dì Federico III quando dal Ventimiglia le fu impedito lo scalo in questa citta di Trapani.

Da re Martino e dalla regina Maria fu ordinato, che il custode della torre della Colombaja dovesse inalbeare lo stendardo reale ogni qual volta passasse per quest'isola qualche numero di bastimenti uniti, affinché i trapanesi venissero avvertiti di prepararsi all'armi, qualora si fossero trovati esser legni unici, locché più non si osserva, essendo oggi diverso il sistema militare.

Dal viceré Giovanni de Vega fu ridotta la riferita torre di ben fortificato castello cinto di baluardi e munito di cannoni, come al presente si trova, in cui dimora un presidio dì soldati dì reggimento che in questa città suoI dimorare di guarnigione, comandato da un sergente, e talvolta e stato comandato da un uffiziale subalterno, inoltre vi e addetto un aggiuntore col grado d'uffiziale, il quale deve dormire in quella fortezza, e dà conto di tutto diariamente al governatore di questa piazza, vi e pure destinato un cappellano, che gode il foro militare, e che deve ogni sera ivi dormire per tutto ciò che possa occorrere, e celebrarvi i dì festivi la messa di cui chiesa vi è il fonte battesimale, come si prattica in tutti i castelli serrati di giurisdizione militare. Serve per prigione di vari delinquenti di ogni condizione, per gravi delitti; e vi dimora un certo numero dì condannati alla galera, quali restano sempre in carcere racchiusi. Sull'alto del maschio, ch'era l'antica torre, vi è la gran lanterna, che da un uomo apposta destinato, e stipendiato dal re si accende ogni notte per comodo de' naviganti, acciocché entrando di notte tempo nel porto evitar potessero li scogli, e le sirti che un castello circondano, e additar potesse da lunge un sicuro ricovero avendo dato una tanto ottima providenza il fu Carlo III il grande di gloriosa rimembranza l'anno 1752.

Ogni volta che entrano in porto squadre da guerra di qualsivoglia potenza, il Castello della Colombaja innalza il suo stendardo reale, a cui devono salutare le dette squadre con lo sparo de' cannoni, secondo il numero stabilito fra le rispettivi corti, e da questi rispondono i cannoni de' baluardi della città. Il detto stendardo si alza ogni giorno fintantoché restano in porto le divisate squadre, e s'innalza pure ne' giorni di gaIa per gli anni, e nomi de' nostri sovrani regnanti".

 


 

Le Carte Montemar

Si tratta di carte conservate dall’Archivio di Stato di Napoli (è un’acquisizione relativamente recente, esse sono state infatti acquistate nel 1973 dalla ditta di antiquariato Sotheby di Londra), che furono redatte per volontà di Josè Carrillo de Albornoz, duca di Montemar, comandante generale dell’esercito spagnolo, al seguito di Carlo III nella sua conquista dell’Italia meridionale e della Sicilia, negli anni 1730-34. Le carte sono raccolte in due grossi volumi, di cui il primo dedicato alla parte peninsulare del regno di Napoli e il secondo alla Sicilia. La parte delle carte che interessa a noi è la seconda che ha per titolo: «planos del Reyno de Sycylya Mandados Hazer por Õrden del Señor Duque de Montemar quando conquisto a quel Pays ». A sua volta in questo volume si trova la parte che interessa Trapani: “13) Plano de la Plaza de Trapani con el Projecto de su frente”. (A. S. N., Carte Montemar, vol. 74).

Il contributo allo studio delle principali città siciliane e delle condizioni delle loro fortificazioni nel XVIII, è fondamentale. Le descrizioni cartografiche che vi si trovano danno una precisa descrizione delle piante e della condizione militare delle città trattate. Per la Sicilia sono ben sette, tra cui la nostra città. Sebbene siano state disegnate da diversi autori l’opera risultano molto omogenea e oltre alla cartografia descrittiva, propria dell’epoca, sono incluse le opere militari e le difese dei porti (questo è normale in quanto le carte erano state redatte per la difesa del Regno), ma sono ricche di simboli che illustrano i nuclei urbani, i borghi limitrofi e soprattutto l’orografia del territorio, con i tracciati altimetrici delle coste. Le cartine grazie alla loro precisa rappresentazione planimetrica sono molto attendibili, e pur essendo uno strumento militare, danno una precisissima rappresentazione delle condizione delle città dell’epoca. Certo furono redatte per la conquista dell’Italia meridionale e della Sicilia e sicuramente il generale Montemar se né servi per riuscire penetrare più facilmente nelle città che poi faranno parte del regno di Carlo III di Borbone, il re illuminato., fondatore della dinastia dei Borboni di Napoli (1734).

Vediamo un po’ più da vicino la pianta manoscritta che riguarda il Plano de la Plaza de Trapani. Essa è redatta o meglio disegnata da capitano ingegnero de Blasco ed è di grandi dimensioni. È divisa in tre parti: al centro c’è la città falcata, coi contorni ben definiti, con i fortilizi, la torre di Lignè e il castello di terra. Da occidente si vedono le due isole, Levanzo e Favignana (non rappresenta Marettimo), ma anche lo spazio della punta della falce non utilizzato. Affiancata a destra la cartina delle fortificazioni militari da dove era destinata l’unica vera entrata della città. E’ ben visibile il Castello di terra e il bastione dell’Impossibile. Accompagna il disegno delle fortificazione una legenda con lettere. Scrive Teresa Colletta nel suo libro “Piazzeforti di Napoli e Sicilia, Edizioni Scientifiche Italiane Napoli 1981”: “La nuova linea forte è costituita da un grande bastione pentagonale centrale (H), in direzione da bastione S. Giacomo, munito ai lati di tenaglie(L) che si riallacciano ai bastioni già esistenti (B,D). Antistante la nuova linea fortificata era previsto un ampio fossato su cui ergevano i rivellini (I), che in diretta comunicazione con le cortine mediante ponti (M), inoltre si era dell’idea di costruire controguardie (K) a copertura da tergo delle facce, falsebraghe, nonché due « frecce» avamposte (R) al centro della cinta ed altre due ai lati (ba). Una strada coperta sul ponte esterno (A, D), in aggiunta a quella già esistente, con due proprie piazze d’armi avrebbe completato l’opera di difesa. In ultimo un canale (q) da costruirsi sotto il livello del fossato per mettere in comunicazione le due parti dell’istmo innanzi alle tenaglie, come avverte la lunga legenda in italiano, avrebbe poi completamente isolato la città dandole a forma di grande cittadella la voluta veste di piazzaforte marittima”. (vedi cartina n. 1)

La terza e ultima parte è in basso dove sono esposte quattro sezioni altimetriche, eseguite in scala di 35 canne siciliane. Un’altra nota di un nuovo modo di disegnare le carte in quanto vengono usati i toni di grigio per mostrare le differenze tra le vecchie fortificazioni e quelle nuove da edificare.

Archivio di Stato di Trapani Fondo Secrezia 440, 1754

In questo fondo vi sono una serie di documenti che riguardano la Colombara, tra cui uno che riguardano i bastimenti, navi e barche che attraccavano nel forte. Di esse vengono indicati sia le somma pagata che il tipo di imbarcazione. Vediamo alcuni esempi: “Rocco Pererra di Trapani con schifazzo latino; Salvatore Giulia Catalano con Pinco; Giulio J. Michele Poma con tartana Città Vecchia; Nicolò Tartaglino di Napoli con schifazzo latino, da Crispino Cafiero di Napoli con Polacca”. In un altro elenco compare anche la città dove l’imbarcazione era diretta: “da Martino Cafiero di Napoli con tartana; da Vincenzo Domingo di Trapani con schifazzo latino per Marsala. Il documento è datato luglio 1756, purtroppo non è leggibile il giorno, che potrebbe essere il 3 o il 13.

Un altro documento datato 10 luglio 1754, riguarda la richiesta di alcune riparazione della della chiesetta e nel fortilizio. Da notare che questo documento ha l’intestazione: “Castello della Colombara”, il che dimostra che la sua struttura era tipica del castello, sicuramente costruito attorno alla torre. Si legge: “fortificare la porta del fonte Battesimale con dei mattoni almeno alcune scironi e morate bene con calcina e gesso”. Altro passo. “Più nella medesima stanza necessita altra finestra di particolare [altezza] larga con telaio, controtelaio e [autotelaio?] di Castagno e suoi ferramenti” [etc]. Il documento è firmato dal Marchese di Torrearsa, Antonio Alberti e dal Marchese Fogliani .

 


 

 

- Ragguaglio Storico

(…) vedi Storia della torre (pagg. 1 e 2)

(...) Scrive Teresa Colletta Piazzeforti di Napoli e Sicilia ( op. cit.): “È utile a chiarire il contributo settecentesco al potenziamento della piazza di Trapani e alla nascita di un sistema organico di opere fortificatorie, aggiornato alla « moderna » tecnica dell'architettura militare, il confronto con il progetto del 1673 conservato a Simancas, a cui prima si è fatto riferimento (fig. 2).

Nella revisione delle fortificazioni siciliane effettuata dal principe di Ligne, prima tappa del viaggio d'ispezione fu proprio Trapani nel 1671. Per l'importante baluardo della costa occidentale il viceré individuò l'opportunità di una cinta nuova suI lato di terra e di una nuova grande torre sull'estremità della penisola che ancora oggi porta il suo nome, ed il cui progetto è stato recentemente attribuito a Carlos de Grunemberg .

Alla documentazione geografica seicentesca è acclusa una relazione sullo stato delle fortificazioni di Trapani nella quale si leggono a chiare linee le idee progettuali del viceré Ligne di ampliare con una larga mutazione la cortina compresa tra il castello « di terra » e il baluardo soprannominato l’Impossibile nell'intento dichiarato che la sicurezza della città consistesse nell'isolarla dalla parte settentrionale con una grossa cinta e che ciò avrebbe reso la piazza inespugnabile.

Il progetto del Ligne fu portato a compimento pochi anni dopo dagli austriaci i quali, forti del bagaglio di nuove esperienze nel campo delle fortificazioni e dei fronti tenagliati e poligonali , proposero un fronte bastionato verso l'entroterra, integrando con opere addizionali il circuito bastionato cinque-seicentesco.

È possibile dimostrare l'avvenuta costruzione del fronte in epoca settecentesca ponendo a confronto due planimetrie conservate alla Biblioteca dell'Istituto Geografico Militare. Di queste una è un disegno, ascrivibile alla fine del Seicento per il nord ancora rivolto verso il basso, che presenta una semplice doppia scarpa antistante la murazione bastionata nord-occidentale; l'altra è un incisione di chiara matrice ottocentesca per il nord rivolto in alto e la presenza delle quote altimetriche del fondo marino, essa mostra l'avvenuta costruzione del fronte. Testimonianza dunque preziosa quest'ultima dell'antica sistemazione difensiva della città.”

 

Tra le notizie curiose apprese da Antonio Mongitore e tratto da “De Sicilia Ricercata delle cose più memorabili”: In Val di Mazara, fu a 1 Settembre 1726 scosso da orribile Terremoto: L’intesero le Città, Terre, e Villagi in giro a Palermo in distanza di 60 miglia: e si distese a Marsala, Mazara, Sciacca, ed altri luoghi, che provaron spavento, non però sanno. Solo in Trapani precipitarono dal campanile del Convetto de’ Carmelitani due palle smisurate di pietra: e nella fortezza della Colombara vo morì oppresso un Soldato”.


Restauri: Camillo Camiliani .

Abbiamo già visto come nel 1586, la Colombara aveva subito delle opere di restauro da parte dell’architetto fiorentino Camiliani, che ha anche lasciato un grosso volume di scritti e disegni di torre restaurate e progettate in tutto il territorio costiero siciliano. Scrive Marina Scarlata ne “L’opera di Camillo Camiliani”: “Il 1 luglio de 1583, con l’occasione dell’incarico dato a lui capitano, si destinò ad accompagnarsi a lui Camillo Camiliani, che doveva compiere il giro dell’isola, come da mandato de viceré Marcantonio Colonna, avendo cura di «riconoscere insieme le circonferenze del Regno et descriverla in carta, specificando tutte le cale et i luoghi dove siano le torri et porti marittimi, e dove si designerà fare altre torri». L’altra data è quella del primo agosto, scritta sempre dal capitano Fresco: “Il primo agosto arrivai in la sopradetta città di Trapani giontamenti con il detto magnifico Camiliani”. Continua la Scarlata: “Niente di più naturale che la corte avesse disposto finalmente di approfondire il progetto abbozzato da Spannocchi sul territorio e di fare eseguire il dettaglio del rilievo geografico delle coste, per verificare i luoghi dove sarebbero sorte le nuove torri, anche a confronto con le precedenti”.

Così Camillo Camiliani descrive Trapani: “Trapani secondo Tolomeo et Plinio, Polibio et Vergilio Torre di san Giuliano. Hoggi questa città è molto nobile et ricca: ma da cui fusse edificata non si trova scrittore, che ne faccia mentione, et è posta nella piegatura del lito in un streto di tera, là dove piglia il nome di Trapani, perché tal voce in greco vuol dire curvo, sonando ancora questo nome Drepano, et anco Trapana, cioè forma di falce. Che questa città fusse edificata da’ Greci, come Erice da’ Troiani, non s’ha per cosa certa. Et ha un bellissimo porto, nobilitato dalla venuta di Enea, secondo Vergilio nel terzo dell’Eneide. Et a fronte d’essa è uno scoglio assai comodo, il quale diede occasione di fabbricarsi una fortezza, la qual è antichissima et a’ nostri tempi è stata restaurata et si domanda la Colombara; accompagnata questa con due altre isolette nel mezo, che abbracciano il mare di maniera che danno forma al porto”. Così scrive pureFrancesco Luigi Oddo inLa Sicilia sotto gli assalti Barbareschi e turchi, Libera Università di Trapani 1990:

“Nel 1583, ebbe l’incarico di perlustrare minuziosamente tutte le coste siciliane e di stabilire in quali punti fosse più conveniente costruire altre torri, tali da formare con quelle esistenti una catena di posti di avvistamento e segnalazione l’uno in vista dell’altro, l’ingegnere fiorentino Camillo Camilliani. Questi, ottenutone l’incarico progettò e costruì un suo tipo di torre d’avviso di cui fu realizzata una serie numerosa, che, sommata a quelle esistenti, rafforzate e restaurate sotto la direzione dello stesso Camilliani, fece ascendere il numero complessivo a 137. Nel 1584, il viceré conte d’Olivares pubblicò le sue «Ordinazioni intorno al guarnirsi le torri di ufficiali, e alla maniera di corrispondersi i segni e le guardie».

 

disegno Castello della Colombaia con l'Artiglieria schierata
Camillo Camilliani - Castello della colombaia con l'artiglieria schierata - 1584, disegno acquerellato
biblioteca nazionale di Torino

 

 

 


Restauri ottocenteschi:

I documento trovati sono vari, sia nell’Archivio storico di Palermo che nel Fondo di Secrezia di quello di Trapani.

Nel fondo Real Segreteria Incartamenti dell’ Archivio di Stato di Palermo, vi si trovano documenti che riguardano la richiesta di restauro della Colombara: in successione vi sono le richieste a partire dal 1754 fino al 1770. In dettaglio sono state effettuate negli anni, 1754, ’57, ’58, ’63, ’64, ’65, ’67 e ’70. Ma cinquant’anni di richieste non sono servite a intervenire per il restauro, anzi se ne riparlerà addirittura dopo moti rivoluzionari del XXX gennaio del 1848, cioè quasi un secolo dopo le richieste. Il primo intervento borbonico, l’anno dopo, fu quello di adibire a prigione il fortilizio e questo protrarrà ancora l’inizio del restauro che avrà il suo prologo solo nel 1852. Le successive notizie si trovano nell’Archivio di Stato di Trapani. Una fitta corrispondenza tra il capo fregata, comandante del porto, Giacinto Lopez e l’Intendente della Provincia di Trapani ci chiariscono a chi sia stato affidato l’incarico dello studio del restauro della Colombara. Dalla lettera del 25 luglio 1852 si legge che l’architetto incaricato alla visita del castello è D. Nicolò Di Liberti D’Anna. Il 19 luglio 1853 il luogotenente Satriano, da Palermo, fa sapere all’Intendente della Provincia di Trapani che l’architetto in questione sta preparando “un progetto di riduzione della torre di codesto porto per renderla adatta a collocarvi un nuovo faro” . (A. S. TP, Fondo Intendenza vol. 62).

Il progetto con i relativi disegni sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Palermo. Dopo questi indispensabili preliminari, finalmente l’11 agosto 1859 vengono intrapresi i lavoro di restauro. Dalla relazione dell’ingegnere Leonardo Previdi si evincono i lavori da effettuare e le note di spese. Purtroppo l’11 novembre dello stesso anno avviene il crollo del muro di tramezzo nel salone del primo piano della torre del faro. A questo punto c’è bisogno di una nuovo progetto di ristrutturazione. La relazione del 27 novembre 1859 è dell’ing. Ottavio Tiby, che su disposizione dell’Intendente della città portuale, predispone tutti i particolari del nuovo restauro della Colombara con il relative e dettagliate spese. (A.S. TP Fondo: Intendenza della Provincia di Trapani vol. 61). Si arriva così al 14 febbraio del 1860, quando finalmente la relazione e quindi i lavori di restauro vengono approvati dalla Commissione ai Lavori Pubblici. (A.S. TP Fondo: Intendenza della Provincia di Trapani vol. 61). Da quel giorno passerà ancora un anno prima che si possa completare la gara d’appalto. Il 30 gennaio del 1861 vengono stilati i capitolati d’appalto da parte di Matteo Bonfanti e Antonino Rizzo. Finalmente il 31 gennaio 1861, l’ing. Aggiunto Gaspare Spaccamento indirizza al governatore della provincia di Trapani una lettera nella quale si legge che il Governo locale aveva approvato “il verbale di aggiudicazione dell’appalto” . (A. S. TP Fondo: Intendenza della Provincia di Trapani vol. 61). Il 9 maggio 1861 l’ing. allievo Ottavio Tiby stila il verbale di consegna dei lavori che vengono visionati anche dal direttore dei lavori ing. Vincenzo Greco. A questo punto la documentazione fa chiarezza anche sulla lievitazione del costo, in quanto “dai calcoli effettuati dall’ing. Tiby, - scrive l’ing. Direttore Vincenzo Greco al Governatore di Trapani – è emerso che l’importo aveva subito una lievitazione” (ibidem). Così tra burocrazia e missive i lavori procedono a rilento. Altra lamentela è quella del maestro munifabro, Matteo Bonfanti, che spedisce una lettera al Governatore della Provincia di Trapani il 5 giugno 1861 per avere la fatturazione. Ancora il 10 agosto dello stesso anno, F. Napoli, segretario generale della Luogotenenza generale del re nelle province siciliane presso il Dicastero dei lavori Pubblici, indirizza al Governatore della Provincia di Trapani una lettera nella quale chiarisce una volta per tutte il perché dell’esubero della somma d’appalto: “l’esubero è stato causato da una manutenzione non prevista, ossia l’installazione di una catena di ferro resasi necessaria al riadattamento della fabbrica”. (A. S. TP Fondo: Intendenza della Provincia di Trapani vol. 61).

(...)


Restauro Borbonicoi

Al fine di far conoscere bene i fatti del restauro borbonico riporto qui di seguito gli atti da me consultati all’Archivio di Stato di Trapani.

Ministero e Real Segreteria dì Stato presso il luogotenente Generale nei reali domini al dì la del faro.

Dipartimento A. S. TP Fondo: Intendenza, voI 62

dell'interno, carico I, n 488

Palermo 19 luglio 1853

Signore/Dovendo fra noi guari recarsi costà l'architetto Don Nicolo Diliberto d'Anna ad oggetto di formare un progetto di riduzione di cotesto porto per renderla adatta a collocavi un nuovo faro, io ne la prevengo per sua intelligenza, e per far si che gli siano apprestate tutte le agevolazioni necessarie.

Il generale in capo luogotenente generale Satriano.

Al Signor Intendente della provincia di Trapani

A. S. TP Fondo: Intencienza, voI. 62

Reale servizio dei fari e dei fanali Provincia di Trapani Comune di Trapani Esercizio 1859

stato estimativo delle opere necessarie nella torre della Colombaia, giusta l'incarico con riverita officiale del signor ispettore dei Fari in data de' 25 giugno corrente anno n° 585.

Descrizione ed importare dei lavori

Articolo 1 - Ridursi il vano di porta che immette nella torre all'altezza dì palmi 5,80 all'altezza dì palmi 7,00 larghezza palmi 3,20 con farvi la nuova architravata con pezzi di pietra di taglio della lava di Fra’ Santo in Favignana si dà per materiale manodopera ducati tre ducati…3

2° - Farsi la grata di ferro a detto vano del peso approssimativo di rotoli sessanta, e compreso il corrispondente chiavistello, e dipintura ad lio a due passate color nero a grana 10 rotolo…ducati 6…

3° - Nel passetto che conduce alla scala farsi la volta reale a botte della sopradetta pietra lunghezza palmi 9.00, larghezza sviluppata palmi5., grossezza palmi 1,50 dovendo sostenere la fabbrica soprastante di pietra rotta e malta, fa palmi quadrati 45 pari a canne quadrate 0,45 ed a ducati 10,00 la canna attesa la difficoltà del lavoro… decati4,5…

4° - Intonacarsi le pietre del suddetto corridoio, e la suddetta volta a tre mani l’ultima a stucco in canne quadrate 2,10 a ducati 1.00 la canna, ducati… ducati 2,10…

5° - Lastricarsi la scala sino al parterre con lastre di calcare compatto della spessezza di palmi 0,20 nella superficie comprese le ammorsature di palmi quadrati 270,00 ed a grana 30 il palmo quadrato dovendo essere tutti gli angoli apparenti a perfetto squadro, e le facce apparenti a mezzana pulitura, importano posti in luogo e ben murati con malta di calce ed arena… ducati 81…

6°-Sdrucirsi i mediante di mattoni che divide il camerone dal corridoio perché sotto orizzontalmente e fuori piombo anzi crollante nella superficie di canne quadrate 5,20 e rifarlo di mattoni a tre foglie con intonacarsi d'ambi le facce, e restando acquistati a lo appaltatore i mattoni sani che ricavera dallo sdrucimento, potendoli adoperare nel nuovo mediante rinettandoli dì prima della malta di paga a ducati 6.00 la canna con rendere di maggiore spessezza le intelajature di legname ducati 31,20

7° - Montarsi il mattonato del camerone e del corridoio nella superficie di canne quadrate 15,20. A ducati 0,20 a canna dovendo restare a vantaggio dell'amministrazione i mattoni sani che si ricaveranno ducati 30,4.

8° - Rimettere canne quadrate 8,20 di mattonato con mattoni ricavati dal detto sdrucimenco murandoli con malta idraulica, ed a ducati 1,30 la canna… ducati 10,66.

9° - Le rimanenti canne quadrate 7,00 rifarsi con nuovi mattoni simili a quelli esistenti di Palermo murati come sopra ed a ducati 2.30 la canna…ducati 16.10.

10°-Scrostarsi le pareti e la volta di detto camerone, nella superficie raccolta di canne quadrate 30,00 ed a ducati 0,20 la canna compreso il compenso pei ponti abbisognevoli… ducati 6.

11°- Inzeppare le fenditure nelle suddette pareti e volta con schegge di calcareo, e malta di calce e puzzolana, in canne lineari 20 anco dalla parte esterna della Torre compresa il servizio dei ponti...ducati 6.

12°- Intonacarsi le suddetti pareti, e volta con tre mani di intonaco la prima delle quali con malta di calce e puzzolana e carbone pesto dovendo essere la puzzolana e carbone in parte uguali tra loro, la seconda mano con malta dì calce, ed arena, e la terza a stucco corrente, che per dette canne quadrate 30,00 a ducati 1,40 la canna compreso il servizio dei ponti importa... ducati 6.

13° - Nel terrazzo scrostarsi il grasso del muro della torre, e rivestirsi con malta di calce, e puzzolana nella superficie di canne quadrate 14.00 a ducati 1,10 la canna importa… ducati 15,40. 14° - Intorno al muro esterno del torrino mettere un giro di mattoni verniciati nel senso verticale incastrandoli nel muro a toccare col mattonato del pavimento del terrazzo murandoli con malta di calce e puzzolana, nono canne lineari 7,60 a ducati 0,80 la canna ducati 6,08.

15°-Fabbrica di pietra tufo delle cave di Favignana per prolungare la garitta della scala che immette nel terrazzo della spessezza di palmi 0,50 nella superficie di canne quadrate 0,80 a ducati 7,00 la canna compreso l'intonaco d'ambo le facce... ducati 5.60

16° - Copertura di detta porzione dì garitta in palmi quadrati 13,00 con travicelli e mattoni, tercisato sopra e mattonato nuovamente si dà…ducati 1.

17°-Per smontare l'attuale porta, accomodarla, e rimetterla nel nuovo sito si dà...ducati 1.

18°- Siccome nella parte superiore della torre della Colombaja di antichissima costruzione si rinvengono delle lesioni, è necessario apporsi alla parte esterna della torre stessa una cinta di ferro della larghezzza dì palmi 0,50. Spessezza di palmi 0,15. La quale verrà posta incalcando, ed assodata con perni nelle congiunture degli angoli che farà per seguire la forma ottagona della torre.

Il peso approssimativo della stessa però da meglio verificarsi nell'esecuzione, può retenersi per rotoli 1800 ed a grana 10 rotolo dovendo dipingersi a due mani d'oglio color bianco, e compreso l'uso dei ponti importa...ducati 180.

19° - Per opere imprevedute darne conto nella misura finale… ducati 403

Importano tutte le opere ducati 463

Trapani 11 agosto 1859

L'ingegnere

Leonardo Previti

A. S. TP Fondo: Intendenza della Provincia di Trapani, voI 61

Servizio di acque e strade Provincia di Trapani

Esercizio del 1859

Stato estimativo dei lavori necessari ad innalzare il muro di tramezzo nel salone del 1° piano del torrione del faro della Colombaja, abbattutosi nella notte dell'11 novembre corrente, nonché di altri lavori necessari nella torre sudetta, compilato in seguito della disposizione del signor Intendente, contenuto nell'autorevole foglio de' 24 novembre corrente esercizio, n.1161.

Descrizione ed importare dei lavori

Muro di mattoni a tre foglie, e gesso con armatura di numero 2 traverse verticali ed una orizzontale di tavola di abete, inchiodate nel telaio principale, larghezza palmi 12, altezza palmi 8,50, fa palmi quadrati 102, pari a canne quadrate 102 a ducati 8.00 la canna tenuto conto del trasporto dei materiali ed anche dell'acqua per via di barche dalla città alla Colombaja importa ... ducati 8.16

2. Rivestimento dalle due pareti dì detto muro con malta di calce ed arena, ed ultima mano dì stucco crivellato, altezza palmi 9.00 larghezza palmi 13, estendendosi mezzo palmo intorno, fa raddoppiando palmi quadrati 234. Pari a canne quadrate 2,34 a ducati 1.60 la canna quadrata come sopra importa ducati...3 14 40

3. Fabbrica simile, e rivestimento come sopra ai due lati della porta a dritta di detto muro di tramezzo, altezza palmi 7.50, larghezza unita palmi 1.50 fa palmi quadrati 11.25 al prezzo riuniti di ducati 9.80 la canna quadrata importa...ducati 1.08

4. Nel salone stesso ove esiste detto tramezzo rimettere con malta di calce, arena e gesso, parte del mattonato interamente scomposto, larghezza palmi 15, lunghezza palmi 10 fa palmi quadrati 50 a ducati 1.50 la canna quadrata come sopra importa...ducati 2.25

Per rimpiazzo di n. 37 mattoni ordinari di Palermo a grana 3, come sopra, sono ducati...1.11

5. Un pezzo di legname castano per avanti la soglia di una delle finestre, lunghezza palmi 4.50 e palmi 0.30 n quadro, messo in opera murato, si stima…ducati 25

6. Sull'ultima loggia del torrione montare, e rimettere con malta di calce, e puzzolana parte del mattonato avvallato, e causa d'infiltramento delle piovane ne' muri, e nella volta della sottoposta scala, larghezza palmi 3 lunghezza palmi 4 fa palmi quadrati 12, si stima come sopra ducati...40

Rimettere con malta ci calce, e puzzolana n. 2 mattoni stagnati avanti la porta della scala... ducati...04

Quanto al lato sinistro del telaio di detta porta, rimbottonato con mattonelli e malta di calce, e puzzolana, altezza palmi 5, larghezza palmi 0,8 si stima ducati…30

7. Per un pezzo di lamina di ferro bucherato, di palmi 0,80, in quadro, inchiodata e murata all'imboccatura del doccionato, che porta le piovane alla cisterna, si stima messo in opera ducati...30

8. Per opere imprevedute, e per doversi visitare detto doccionato, murato in fabbrica, lungo il quale osservasi infiltramento ne' muri, da darne conto nella misura finale ducati 6 36 60

Sono in totale ducati ventiquattro ducati 24 00 00

Trapani 27 novembre 1859

L ingegnere alunno

Ottavio Tiby

Palermo 14 febbraio 1860/febbraio/ Per luogotenente generale del distretto

P. Celesti

A.S. TP Intendenza della provincia dì Trapani, vol. 61

Ministero e Real Segreteria di Stato presso il luogotenente generale nei reali Domini al di là del faro Interno

Signore.

Surto il bisogno di talune opere necessarie nella torre di codesta Colombaja, la soppressa commissione centrale dei porti e fari produceva un estimativo pella somma di ducati 463 sperimentatosi pure il bisogno della ricostruzione di un muro tramezzo crollato nel salone del 1° piano del torrione del faro in detta Colombaia, ella produceva per mio incarico l'opportuno estimativo della somma di ducati 24 col rapporto del 1 dicembre ultimo n. 174.

Passati entrambi gli estimativi suddetti alla Commissione dei lavori pubblici per esame ed avviso mi sono determinato approvarli nelle somme proposte cioè il primo per ducati 463 ed il secondo per ducati 24, e però glieli/trasmetto qua inclusi alla mia autorizzazione per gli efetti di riatamento.

Il Luogotenente generale

il direttore

la firma non è leggibile (n.b.)

Palermo 14 febbraio 1860/febbraro/Per luogotenente generale del distretto

(altra firma illeggibile)

A. S. TP Intendenza della provincia di Trapani, vol.61

Trapani 31 gennaio 1861

Signor governatore

Mi onoro acchiuderle la dichiarazione fatta dall'appaltatore delle opere da farsi nella torre di questa Colombaja, nella quale egli, ed il suo fideiussore aderiscono e si uniformano a quanto impose il governo nell'approvare il verbale dì aggiudicazione diffinitiva aggiungendo la obbligazione dell'appaltatore suddetto a dover eseguire le opere aggiunte, il cui importo non sarà per oltrepassare la meta del valore di quelle già appaltate. Ciò si è da me pratticato per adempimento di sua preggiate disposizioni contenute nel foglio del 29 spirante n. 1058.

Per l'ingegnere direttore assente

l'ingegnere aggiunto

Gaspare Spaccamento

A. S. TP. Intendenza, voI. 61

Servizio di acque e strade. Provincia dì Trapani

Esercizio 1861

Verbale di consegna

Oggi li dieci maggio del suddetto esercizio.

Noi Ottavio Tiby ingegnere di acque e strade addetto ai Lavori pubblici della provincia di Trapani; di unita la Deputato delle OO.PP.PP. Signori marchese Grantorre, ed assistiti, da maestro Matteo Bonfante appaltatore delle opere della torre del faro della Colombara, giusta l'aggiudicazione approvata con ministeriale degli 11 gennaio scorso n. 54, e da Domenico Pandolfina accenditori e Antonino Maisano che vi anno dimora, per come desse opere trovansi in essa descritte, depositando in loro mano tutte le chiavi corrispondenti ai varii ingressi.

In fede di che insieme a noi ingegnere deputato ed appaltatore sottoscrivono il presente verbale fatto, letto e chiuso oggi giorno, mese ed anno come sopra.

Il Deputato delle Oo. PP. marchese Grantorre e

L'appaltatore Matteo Bonfante

Gli accenditori

Francesco Antonio Maisani

Domenico Pandolfini

L'ingegnere alunno

Ottavio Tiby

Servizio dì acque e strade Provincia dì Trapani

Esercizio 1861

Misura finale delle opere eseguite nella torre del faro della Colombaja dall'appaltatore maestro Matteo Bonfante dipendenti da due estimativi degli 11 agosto e 27 novembre 1859 approvati con ministeriale del dì quattordeci del gran milleottocento sessanta n. 825, per la somma complessiva di ducati 487 e trascritte nel verbale di ricognizione notato a liberata dal foglio 1 a foglio 4. Il suddetto appalto con la fideiussione di maestro Antonio Rizzo è approvata con ministeriale degli.

11 gennaio 1861 n. 54, la quale ingiunge di non potersi lo appaltatore negare alla esecuzione di opere aggiunte riconosciute della somma preveduta.

Descrizione ed importo dei lavori

Estimativo n. 1 Si e ridotto il vano di porta che immette nella torre dall'altezza di palmi 5.80 all'altezza dì palmi 7 40, facendoci la nuova architravata con pezzi di pietra da taglio della cava di Fra' Santo, e le incosciature; si paga per materiale e mano d'opera giusta l'estimativo ducati 3.00

Intonaco di rivestimento a due passate in giro al detto vano di porta, lunghezza palmi 22, larghezza palmi 2.50 sono state canne 0,55 a grana 80 per la canna importa...ducati 0,44

2° Si è fatta la grata dì ferro al detto vano, del peso di rotoli 109 compresovi il chiavistello e telaio maestro misurato in fabbrica, dipinta ad olio color verde a due passate, a grana 10 il rotolo giusta l'estimativo, si paga ducati 10,90

3° Nel passetto che conduce alla scala si è fatta la volta reale a botte della suddetta pietra, lunghezza palmi 10, larghezza sviluppata palmi 4.50 spessezza palmi 1.50 sono quadrate canne 0,45 a ducati 10 la canna giusta l'estimativo sono ducati 4.50

4. Intonaco delle pareti del detto corridoio a tre mani, di cui l'ultima a stucco, altezza girata palmi 16,60, larghezza palmi 10, sono quadrate canne 1.66 a ducati 1.00 giusta l'estimativo ducati 1.6

Mattonato di mattoni di Palermo nel detto passetto lunghezza palmi 9, larghezza palmi 3,70 sono quadrate canne 0,33 a ducati 2.30 giusta l'articolo 9 si paga ducati 0,77

Soglia nella porta del cancello di calcareo compatto martellinata di fino, lunga palmi 3,50 larga palmo 1, spessezza palmo 0,80 sono cubi 1,75 a grana 26 palmo importano ducati 0,46

Depintura color verde a due passate alla porta d'ingresso alla scala altezza palmi 7,50, larga palmi 2,70 sono per ambo gli aspetti quadrati palmi 40,50 a grana 03 palmo ducati 7,22

Si è lastricata la scala sino al parterre della torre con lastre di calcareo compatto di spessezza palmi 0,20 con gli angoli apparenti lavorati a spigolo vivo, e la faccia a mezzana pulitura, murato in malta dì calce ed arena.

1° scaletta, numero 20 gradini ognuno dì lunghezza palmi 2.90 larghezza palmi 1.20 sono palmi 69. 60

Ripiano di lunghezza palmi 4 larghezza palmi 1.80 palmi 7.20

Scalino e ripiano presso la finestra, lungo insieme palmi 3.20 larghezza palm 4.00 sono palmi 22.00

scaletta di numero 33 gradini dì lunghezza palmi 3.20 larghezza palmi 1.20 sono palmi 134.40

ripiano di palmi 3,30 largo palmi 2,80 sono palmi 8.25

Ultimi cinque gradini dì lunghezza palmi 3,50 e larghezza palmi 1.20, sono palmi 21.00

Avanti le finestre del salone numero 7 lastre simili, ognuna di lunghezza palmi 3.70, larghezza palmi 1, 20, sono palmi 28, 49

sono palmì 87.28,

5. Rimbottonato ad intonaco sul fronte delle suddette scalinate che per essere incassate nella fabbrica di pietra rotta an dovuto esser quasi rifabbricate in numero 58 gradini, di una lunghezza media palmi 3, altezza palmi 0,80 sono quadrate canne 1.39.2. a ducati 1.40 si paga ducati 1.95

Si è sdrucito il rimanente del mediante di mattoni già crollato che divide il corridoio dal camerone e ricostruito come all'articolo 1 dell'estimativo numero 2 con mattonellì a tre foglie con armature a telai interni/nella grossezza del mattone di mezzo, lunghezza gira palmi 58, altezza palmi 9.40 sono quadrate canne 5.45.2 dei detti palmi quadrati 24.5 del vano di porta sono canne quadrate 5.20.7.

A prezzo dì ducati 8 come nel 2° estimativo per essere già caduto il tramezzo e non aversi potuto servire dei mattoni della demolizione sono ducati 41.66

Rivestimento alle due pareti di detto muro, ed ultima mano di stucco, in quadrate canne 10.41.4 al prezzo approvato dell'articolo 11 di canne 1.40. Si paga ducati 14.58 riatto alla porta di detto tramezzo, dovendosi rimettere quindi in opera, e nuova marcatura si dà ducati 1.00

7° Si è smontato il mattonato dello intero camerone ottagono regolare dilato palmi 17, raggio inscritto palmi 20.50, sono quadrate canne 13,94 conservando mattoni intatti a grana 20 giusta l'estimativo si paga ducati 2,79

Per essersi trovato il tercisato sottoposto al detto mattonato scomposto e polverulento, si è sgombrato interamente, onde rifarsi con nuovo impasto si da per composizione e sgombro dei materiali a grana 18 la canna quadrata ducati… 2.51

Si e rinforzata sui travi la intera tavolatura, che per essere schiodata presentava molta elasticita e contriuiva a scomporre il mattonato, con rotoli 27 di chiodi grossi si da per capitale e manodopera a grana 20 rotolo ducati 5.40.

Nuovo tercisato di piccoli ciottoli (giachetta) in impasto con malta di calce e puzzolana livellando il detto pavimento all'altezza media dì palmi 0,50 a ducati 1.50 la canna ducati 22.91

8° Si e messo il mattonato con vecchi/mattoni dello (parola non legibile) murati in calce e puzzolana riquadrate canne 5.40 a ducati 1.30 giusta l'estimativo si paga ducati 7.0.2

9° Il rimanente mattonato con mattoni nuovi di Palermo murati similmente in quadrate canne canne 7.80 Più avanti le due finestre, ognuna lunga palmi 3.70, larga palmi 3,50 sono insieme canne 0,25.9 sono canne 8.05.9

a ducati 2.30. giusta l'estimativo si pagano ducati 18.54.10

10° Si sono scrostate le pareti e la volta del camerone nella superficie di quadrate canne 30.50.16 a grana 20 giusta l'estimativo ducati...6 60

11° Per avere inzeppato con schegge di calcareo e malta di calce e puzzolana le lesioni delle pareti e della volta anco all'esterno della torre, in canne lineari 20, si da giusta l'estimativo ducati 6.00

Intonaco delle pareti a volta del camerone a tre mani, di cui la prima con malta di calce e puzzolana e carbone pesto, la seconda con malta di calce ed arena, la terza stucco ordinario nella suddetta misura di canne quadrate c. 30.50.16 a ducati 1.40 compreso il servizio de' ponti giusta l'estimativo ducati 42.70

Altro intonaco simile con ultima mano a stucco nella 1 scala

1ª parte lunghezza palmi 42, mattoni palmi l6 sono palmi 672

2ª parte lunghezza palmi 17, larghezza palmi 7 sono palmi 119

3ª parte lunghezza palmi 12, larghezza palmi 4 sono palmi 48

Seconda scala, 1° parte lunghezza palmi 9.20 per palmi 7.80 palmi 71 .76

2ª parte altezza palmi 10,30, giro palmi 18,60 sono palmi 193.64

Sono li 11.04.40 a ducati 1,40 si paga ducati 15.46

Biancheggiatura con latte dì calce a due passate nel soffitto della seconda scala lunghezza palmi 42, larghezza palmi 3 Sono palmi 126

Idem soffitto del passetto e camerino, lunghezza palmi 6, larghezza girata palmi 69, sono palmi 414

sono quadrate canne 5,40 a grana 05 la canna si paga ducati 0,27

Pittura color verde ad olio di lino a due passate nelle seguenti opere di legname e di ferro. Porta del parapetto, alta palmi 7, larga palmi 3.50 ai due aspetti sono palmi 49

Porta della cucina alta palmi , larga palmì 2 palmi 28

Porta del camerone alta palm 7,40 larga palmi 2.50 palmi 36

Numero 4 finestre ognuna alta palmi 8, larga palmi 3 dai due aspetti palmi 120

Fascia di tavola in giro alla prima piala, lunghezza palmi 12.50, larga palmi O.5O sono palmi 8.75

Più su varie mostre brachittoni e finestrini e passamani di ferro delle scale palmi 25 sono quadrati palmi 266,75

a grana 03, il palmo, si pagano ducati 800

13-Sul terrazzo della torre si è scrostato il grosso del muro e rivestitosi con malta di calce e puzzolana polito, e biancheggiato, lunghezza girata palmi 126, larghezza palmi 8 sono quadrate canne 10.08 a ducati 1.10 giusta l'estimauva si paga ducati 11.03

Intonaco simile dalla parte interna del parapetto, di lunghezza girata palmi 152, altezza palmi 2.10 sono canne 3.19.2. a ducati 1.1O come sopra, si paga ducati 3.51

Intorno al muro del torrino della lanterna a piè dello stesso, murare un filare dì mattoni verniciati in malta di calce e puzzolana lunghezza girata palmi 56, ed altro filare di mattoni simili similmente murati sull'orlo del parapetto di lunghezza girata palmi 152 sono insieme canne lineari 22,8 a grana 80 giusta l'estimativo ducati 18.24

Numero 70 mattonacci in vari punti del loggiato per rimpiazzo di altrettanti sdruciti, murandoli in malta di calce e puzzolana gr. 03 ognuno ducati 2.10

Beverone di malta di calce e putolana a due passate sull'intero logiato in quadrate canne 9.15. a grana 18 la canna ducati 1.65

15. Senza fare il breve prolungamento della garitta della scala che avrebbe ingombrato inutilmente il terrazzo, si è provveduto all'inconveniente delle piovane che s'immetteano nella scala, elevando l'ultimo gradino, e costruendo adatta la nuova porta, essendo quella esistente molto sconnessa e quasi che cadente. Essa si è depositata dall'appaltatore nel locale stesso.

16-Si è coperto con mattoni e corrispondente tercisatello in malta di calce e puzzolana la parte, che ricopre gli ultimi 5 gradini della scala, lunghezza palmi 9.30, larghezza palmi 4.30 sono quadrate canne 40.85 a ducati 1.80 si paga ducati 0,74

17-La nuova porta con telaio maestro di legname quadralino castagno sopra riquadri di tavolone castagno, tavolatura di marca a stella, correlata di mascatura e suoi ferramenti alta palmi 6.50. larga palmi 2.70, sono palmi 17,55 a grana 26 il palmo, in opera ducati 4,56

Dipintura di detta porta color verde ad olio di lino a tre passate uno palmi 35.10 a grana 03.5 in porta ducati 1.23

18-Si è fatta la fasciatura di ferro all'esterno della parte superiore della torre giusta la descrizione dell'estimatore, con due barre di ferro, insieme della sezione richiesta di palmi 0,50 per palmo 0,15 peso del palmo lineare rotoli 12 once 8 1/3 giro della torre lunghezza palmi 192, pìu palmi 32 per le 16 congiunzioni delle estremita delle barre, sono lineari palmi 224, al peso detto di sopra sono rotoli 2843, canne 2/3

Numero 48 perni di ferro a vite con corrispondente dadi a madrevite, ognuna del peso di rotolo 1 1/4 sono rotoli 60

Numero 23 di perni di ferro a grappino per fermare le barre contro il muro, ognuno del peso di rotoli 2 once 10 sono rotoli 65.2 totale rotoli 2968, 8 2/3/ al prezzo di grana 10 il rotolo compresa la dipintura, due passate color bianco ad olio di lino, e l'uso de ponti ducati 296.87

Scrostamento dell'intonaco esterno ove si e collocata detta cinta, e quindi il nuovo intonaco con malta di calce e puzzolana formando un bordo sulla grossezza della barra di ferro ad evitare che vi scorressero le piovane, lunghezza girata palmi 192, a grana 04 il palmo lineare si paga ducati 7.68

19-Una lastra di lamiera di ferro bucherata all'imboccatura del doccionato che porta le piovane alla cisterna dì spessezza palmi 0,012;

si paga dipinta e murata al luogo ducati 1

Somma la presente misura ducati 655.79

ribassa 10,1/2 giusta l'atto di aggiudicazione sopra citato ducati 68.35.7

Si deducono per premio de' quinti ducati 13.77.1

Ribassa di netto ducati 55.08.6 ducati 55.09

Ammonta di netto la presente misura ducati seicento e grana settanta ducati 596.23

Per l'articolo 7 delle condizioni d'appalto può liberarsi prontamente all'appaltatore Matteo Bonfante la somma di ducati 540,63 ritenendo in cassa il 10% sull'ammontare della misura in ducati 60,07 che sara svincolato dopo l'approvazione della medesima

L'appaltatore che accetta la misura finale

Matteo Bonfante

Trapani 9 maggio 1861

L'ingegnere alunno

Ottavio Tiby

Visto

L'ingegnere direttore

La eccedenza dì questa misura in ducati 110.70 sopra i due estimativi approvati deriva non per cambiamento de lavori, ma per l'aggiunzione dì talune altre di prima necessità, e del maggior peso del ferro impiegato nella cinta della torre, preveduto approssimativamente.

L'ingegnere compilatore della stessa in forza delle condizioni a cui e tenuto l'appaltatore di non poterse negare alla esecuzione, e del valore di una metà delle somme prevedute, si è creduto in buona fede autorizzato a sorpassare la somma de' due estimativi approvati senza rassegnare uno stato supplitorio. Si tratterebbe quindi di regolarizzare questo affare mettendo a posteriori in esecuzione quanto dai regolamenti vien prescritto, ma poiché in sostanza il risultato non verrebbe a cambiare, e considerando che lo appaltare verrebbe a soffrire dell'interessi senza sua colpa, si è opinato di avviarsi per l'approvazione pregando il
R. governo per la sanatoria sul dippiù della spesa.

Vincenzo Greco I. D.

Approvata ai termini / della ministeriale che / l'accompagna

Il Segretario generale del Ministero dei LL. PP.

F. Napoli


 

(...) Architettura, Conformazione del terreno, Cartografia *

* (…) vedi Storia della torre (pag. 3)

Le Carte

Le fonti cartografiche rinvenute per la città di Trapani sono moltissime, ma solo alcune riguardano il Castello di Mare, ma è anche chiaro che da molti secoli la Colombaia è al centro delle carte della maggior parte dei geografi.

La cartografia siciliana (quella militare) ha avvio nel sedicesimo secolo e di ciò c'è una testimonianza di una lettera del Ferramolino datata nel 1533 in cui si dimostrano le commissioni fatte dal vicereame siciliano. Nel 1578 verrà realizzato il primo atlante della Sicilia finora conosciuto. Si tratta del “Description de las Marinas de Todo el Reino de Sicilia con otras importantes declaraciones notadas por Cavallero Tiburcio Spanoqui del Abito de San Juan Gentilhombre de la Casa de Su Magestad, dirigido al Principe Don Filipe Nuestro Senor en el Ano de 1596’’. Questo lavoro l'ingegnere Spannocchi l'ultimerà nel 1596.

Accanto e successiva vi fu la cartografia iconografica (stampe) dei viaggiatori che andavano scoprendo le bellezze e le antichità del paesaggio siciliano. Il Saint-Non (Parigi 1785) di quattro volumi ne dedica uno, il quarto, alla Sicilia, di cui quattordici sono dedicate a Trapani.

Altri incisori della tecnica dell'acquaforte che hanno rappresentato Trapani sono: Jean Houel

(Parigi 1785); Jules Didot (Parigi 1826); Hinnely; Fielding; Egerton; Salathè; Attilio

Zuccagni-Orlandini (Firenze 1845); A. Parboni; Arcangelo Leanti (opera in stampa - Palermo 1761 - copia posseduta dalla Biblioteca Fardelliana); Light (Sicilian Scenary - Londra 1823).


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Voyage en Sicile Paris de L’impremerie de Didot L’Aîne, vol. 1° 1788

 


Dal Libro

La Colombara di Trapani di Alberto Costantino

Ignazio Grimaldi editore s.a.s. Trapani, 2003

 

Ringraziamenti:

 

Si ringrazia l' autore per la cortese disponibilità offerta, nell' autorizzare la pubblicazione della sua opera sul nostro sito.

Si ringranzia Emanuela Riolo per i disegni e le mappe pubblicate.

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