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La Colombara di Trapani

 

Fonti arabe: i geografi

L’interesse per i Musulmani per la geografica scientifica inizia attorno al secolo IX alla corte del califfo abbàside al-Ma’mùn (813-833), dove l’apertura alla cultura greca e indiana consentì a un numero cospicuo di neofiti di porsi all’attenzione degli studiosi. A partire poi dal secolo X, con l’intensificarsi dei traffici e delle esplorazioni nei territori del Medio ed estremo Oriente divennero più dirette le conoscenze dei viaggiatori, così che questi cominciarono a tracciare rotte e descrizioni, eliminando, le carte ormai vecchie e ricavate da scene classiche. Nacque così la nuova scienza della geografica. Il primo ad imporsi fu al-Biruni (m. nel 1048) erudito di origine iranica che fece sfoggio di conoscenza di lingua greca, sanscrita, araba e persiana e dottrina di scienze matematiche e astronomiche. Attorno al XII secolo si sviluppò un genere, la Rihla , che fu importantissima alle conoscenze storico-geografiche ed etnografiche dell’ecumene islamica.

Scrive Umberto Rizzitanodall’ introduzione de Il Libro di Ruggero di IdrisiIl nuovo genere venne elevato a dignità letteraria soprattutto dall’andaluso Ibn Giubàir (m. nel 1217). Nelle sua Rilha il viaggiatore ci ha lasciato una suggestiva relazione del suo primo pellegrinaggio alla Mecca, estrosamente ravvivata dalla descrizione delle avventure capitategli nel corso delle lunghe peregrinazioni a traverso i principali centri della valle del Nilo, del Higiàz, dell’Iràq della Siria e delle costa siciliana, percorsa fra Messina e Trapani dal dicembre 1183 al successivo febbraio”.

Idrisi Abu Abdallàh Muhammad ibn Muhammad ibn Idrìs, nacque a Ceuta nel 1100 e discende da una dinastia quella degli Idrisiti, il cui eponimo aveva fondato, verso la fine del secolo VIII, uno stato indipendente in Marocco settentrionale. Ma le vicende di Idrisi saranno invece legati completante alla terra di Sicilia. Dopo aver condotto con successo gli studi a Cordova, cominciò a viaggiare, per conoscere meglio la Spagna, il Marocco, Lisbona, la zona costiera della Francia e infine nell’Asia Minore. Nel 1138 il giovane passò per Palermo e fu ospite della corte di Ruggero II - scrive Rizzitano – “L’arrivo di Idrisi a Palermo segna il momento più suggestivo ma anche più fecondo di quel colloquio culturale fra Cristianità e l’Islàm che ebbe la sua apoteosi proprio alla corte di Ruggero II”. Il frutto di questa esperienza fu il magnifico libro scritto in arabo, di Idrisi, su Ruggero II e la Sicilia. Idrisi poi in tarda età volle rientrare nella sua città natale, Ceuta, dove secondo la tradizione morì nel 1165.

Nel libro il geografo arabo ci illustra con abbondanza di particolari con grande estrosità linguistica le fasi dell’epopea voluta da Ruggero e con essa la descrizione dei viaggi fatti nella Sicilia dell’epoca, descritta con precisione. C’è comunque da dire che il Nuzhat al mushtàq fi ikhtiràq al-afàq non sia stato condotto da Idrisi con uguale precisione in tutte le sue parti e questo probabilmente per la fretta di Ruggero, che la vide ultimata proprio prima di morire. Anche sulla divisione amministrativa Idrisi non fu preciso, in quanto non rilevò proprio l’antica divisione dell’Isola, che era proprio di origine musulmana, cioè la Val di Demone, Val di Noto e Val di Mazara. Il geografo arabo divide invece la Sicilia in ben centotrenta distretti, tutti molto diversi l’uno dall’altro per caratteri, dimensioni, e densità di popolazione Le notizie che apprendiamo dal libro di Ruggero sono molte soprattutto quelle riguardanti l’Africa settentrionale, la Spagna, l’Italia insulare e peninsulare di cui Idrisi aveva esperienza diretta.

 

Disegno per il progetto

Giovanni Biagio Amico., Progetto per la Lanterna, 1720,tratto da "L'architetto pratico"

Idrisi, Libro di Ruggero: 1. “Diciamo dunque che la Sicilia è la gemma del secolo per pregi e bellezze; lo splendore della natura, il complesso edilizio e il remoto suo passato ne fanno un paese veramente unico”. 2.“A mezzogiorno di Ustica si trova Favignana, che nel settore sud-orientale ha dei porti atti all’ancoraggio delle imbarcazioni, una rada e pozzi di acqua. Essa sovrasta (sic) alla città di Trapani, e l’una dista dall’altra quindici miglia.

A nord di Favignana sorge Levanzo, un isolotto privo di acqua e di porto; dista dieci miglia da Trapani che ne è anche la località più prossima sulla costa siciliana.

Ad occidente dell’isola di Levanzo si trova Marettimo, situata di fronte a Tunisi e Cartagine e discosta trenta miglia da Favignana; essa manca di porti e la sua fauna comprende capre e gazzelle. (segue la descrizione dell’isola di Pantelleria).

Trapani, Trabanush, città di antica fondazione, è situata sul mare che la circonda da ogni lato e non vi si accede che dal settore orientale a traverso un ponte. Il porto, sistemato nel lato meridionale, è tranquillo e senza risacca, e ciò rende possibile alla maggior parte delle imbarcazioni di svernare al sicuro dalle tempeste dato che nella baia il movimento delle onde è calmo anche quando il mare aperto è agitato. In esso la pesca è abbondante e superiore al fabbisogno; vi si pescano grossi tonni usando grandi reti, e una pregiata qualità di corallo; proprio davanti alla porta della città si trova una salina. Il circondario ha un’ampiezza notevole, le terre sono tra le più ubertose e molto produttive le coltivazioni. Trapani vera e propria è fornita di mercati spaziosi ed opulenti mezzi di sussistenza. Adiacenti a Trapani si trovano Favignana, Levanzo e Marettimo, ognuna dotata di un porto, di pozzi e boschi, da cui si ricava la legna. Intenso è il movimento marittimo di Trapani anche nella stagione invernale per l’eccellenza del porto, la calma del mare e la mitezza del suo clima. Da Trapani ad Erice Gabal Hamid corrono una decina di miglia: Erice è una montagna maestosa, dalla vetta alta e imponente, facile a difendersi data la sua inaccessibilità. Sulla sua cima, che abbonda di acque, si adagia una distesa di terre da semina ed esiste pure una fortezza lasciata incustodita”. Leggiamola nella traduzione di Michele Amari: Tarâbaniś, città delle primitive e antichissimo soggiorno, giace sula mare che lo circonda d’ogni lato non essendoci [in città] se non che per un ponte, dalla aperte di levante. Il porto è sul lato meridionale; porto tranquillo, senza movimento (attenzione significa senza risacca!): quivi un gran numero di legni sverna sicuro da tutti i venti,rimanendovi cheto il mare mentre fuori imperversano i flutti. In questo porto si prende una quantità strabocchevole di pesce; vi si tende anco di grandi reti di tonno. Trapani racchiude comodi mercati ed offre copiosi mezzi di sussistenze.”

La Colombara di Trapani

 

Fonti arabe: i geografi

L’interesse per i Musulmani per la geografica scientifica inizia attorno al secolo IX alla corte del califfo abbàside al-Ma’mùn (813-833), dove l’apertura alla cultura greca e indiana consentì a un numero cospicuo di neofiti di porsi all’attenzione degli studiosi. A partire poi dal secolo X, con l’intensificarsi dei traffici e delle esplorazioni nei territori del Medio ed estremo Oriente divennero più dirette le conoscenze dei viaggiatori, così che questi cominciarono a tracciare rotte e descrizioni, eliminando, le carte ormai vecchie e ricavate da scene classiche. Nacque così la nuova scienza della geografica. Il primo ad imporsi fu al-Biruni (m. nel 1048) erudito di origine iranica che fece sfoggio di conoscenza di lingua greca, sanscrita, araba e persiana e dottrina di scienze matematiche e astronomiche. Attorno al XII secolo si sviluppò un genere, la Rihla , che fu importantissima alle conoscenze storico-geografiche ed etnografiche dell’ecumene islamica.

Scrive Umberto Rizzitanodall’ introduzione de Il Libro di Ruggero di IdrisiIl nuovo genere venne elevato a dignità letteraria soprattutto dall’andaluso Ibn Giubàir (m. nel 1217). Nelle sua Rilha il viaggiatore ci ha lasciato una suggestiva relazione del suo primo pellegrinaggio alla Mecca, estrosamente ravvivata dalla descrizione delle avventure capitategli nel corso delle lunghe peregrinazioni a traverso i principali centri della valle del Nilo, del Higiàz, dell’Iràq della Siria e delle costa siciliana, percorsa fra Messina e Trapani dal dicembre 1183 al successivo febbraio”.

Idrisi Abu Abdallàh Muhammad ibn Muhammad ibn Idrìs, nacque a Ceuta nel 1100 e discende da una dinastia quella degli Idrisiti, il cui eponimo aveva fondato, verso la fine del secolo VIII, uno stato indipendente in Marocco settentrionale. Ma le vicende di Idrisi saranno invece legati completante alla terra di Sicilia. Dopo aver condotto con successo gli studi a Cordova, cominciò a viaggiare, per conoscere meglio la Spagna, il Marocco, Lisbona, la zona costiera della Francia e infine nell’Asia Minore. Nel 1138 il giovane passò per Palermo e fu ospite della corte di Ruggero II - scrive Rizzitano – “L’arrivo di Idrisi a Palermo segna il momento più suggestivo ma anche più fecondo di quel colloquio culturale fra Cristianità e l’Islàm che ebbe la sua apoteosi proprio alla corte di Ruggero II”. Il frutto di questa esperienza fu il magnifico libro scritto in arabo, di Idrisi, su Ruggero II e la Sicilia. Idrisi poi in tarda età volle rientrare nella sua città natale, Ceuta, dove secondo la tradizione morì nel 1165.

Nel libro il geografo arabo ci illustra con abbondanza di particolari con grande estrosità linguistica le fasi dell’epopea voluta da Ruggero e con essa la descrizione dei viaggi fatti nella Sicilia dell’epoca, descritta con precisione. C’è comunque da dire che il Nuzhat al mushtàq fi ikhtiràq al-afàq non sia stato condotto da Idrisi con uguale precisione in tutte le sue parti e questo probabilmente per la fretta di Ruggero, che la vide ultimata proprio prima di morire. Anche sulla divisione amministrativa Idrisi non fu preciso, in quanto non rilevò proprio l’antica divisione dell’Isola, che era proprio di origine musulmana, cioè la Val di Demone, Val di Noto e Val di Mazara. Il geografo arabo divide invece la Sicilia in ben centotrenta distretti, tutti molto diversi l’uno dall’altro per caratteri, dimensioni, e densità di popolazione Le notizie che apprendiamo dal libro di Ruggero sono molte soprattutto quelle riguardanti l’Africa settentrionale, la Spagna, l’Italia insulare e peninsulare di cui Idrisi aveva esperienza diretta.

 

Disegno per il progetto

Giovanni Biagio Amico., Progetto per la Lanterna, 1720,tratto da "L'architetto pratico"

Idrisi, Libro di Ruggero: 1. “Diciamo dunque che la Sicilia è la gemma del secolo per pregi e bellezze; lo splendore della natura, il complesso edilizio e il remoto suo passato ne fanno un paese veramente unico”. 2.“A mezzogiorno di Ustica si trova Favignana, che nel settore sud-orientale ha dei porti atti all’ancoraggio delle imbarcazioni, una rada e pozzi di acqua. Essa sovrasta (sic) alla città di Trapani, e l’una dista dall’altra quindici miglia.

A nord di Favignana sorge Levanzo, un isolotto privo di acqua e di porto; dista dieci miglia da Trapani che ne è anche la località più prossima sulla costa siciliana.

Ad occidente dell’isola di Levanzo si trova Marettimo, situata di fronte a Tunisi e Cartagine e discosta trenta miglia da Favignana; essa manca di porti e la sua fauna comprende capre e gazzelle. (segue la descrizione dell’isola di Pantelleria).

Trapani, Trabanush, città di antica fondazione, è situata sul mare che la circonda da ogni lato e non vi si accede che dal settore orientale a traverso un ponte. Il porto, sistemato nel lato meridionale, è tranquillo e senza risacca, e ciò rende possibile alla maggior parte delle imbarcazioni di svernare al sicuro dalle tempeste dato che nella baia il movimento delle onde è calmo anche quando il mare aperto è agitato. In esso la pesca è abbondante e superiore al fabbisogno; vi si pescano grossi tonni usando grandi reti, e una pregiata qualità di corallo; proprio davanti alla porta della città si trova una salina. Il circondario ha un’ampiezza notevole, le terre sono tra le più ubertose e molto produttive le coltivazioni. Trapani vera e propria è fornita di mercati spaziosi ed opulenti mezzi di sussistenza. Adiacenti a Trapani si trovano Favignana, Levanzo e Marettimo, ognuna dotata di un porto, di pozzi e boschi, da cui si ricava la legna. Intenso è il movimento marittimo di Trapani anche nella stagione invernale per l’eccellenza del porto, la calma del mare e la mitezza del suo clima. Da Trapani ad Erice Gabal Hamid corrono una decina di miglia: Erice è una montagna maestosa, dalla vetta alta e imponente, facile a difendersi data la sua inaccessibilità. Sulla sua cima, che abbonda di acque, si adagia una distesa di terre da semina ed esiste pure una fortezza lasciata incustodita”. Leggiamola nella traduzione di Michele Amari: Tarâbaniś, città delle primitive e antichissimo soggiorno, giace sula mare che lo circonda d’ogni lato non essendoci [in città] se non che per un ponte, dalla aperte di levante. Il porto è sul lato meridionale; porto tranquillo, senza movimento (attenzione significa senza risacca!): quivi un gran numero di legni sverna sicuro da tutti i venti,rimanendovi cheto il mare mentre fuori imperversano i flutti. In questo porto si prende una quantità strabocchevole di pesce; vi si tende anco di grandi reti di tonno. Trapani racchiude comodi mercati ed offre copiosi mezzi di sussistenze.”

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