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La Colombara di Trapani

 

Le Carte Montemar

Si tratta di carte conservate dall’Archivio di Stato di Napoli (è un’acquisizione relativamente recente, esse sono state infatti acquistate nel 1973 dalla ditta di antiquariato Sotheby di Londra), che furono redatte per volontà di Josè Carrillo de Albornoz, duca di Montemar, comandante generale dell’esercito spagnolo, al seguito di Carlo III nella sua conquista dell’Italia meridionale e della Sicilia, negli anni 1730-34. Le carte sono raccolte in due grossi volumi, di cui il primo dedicato alla parte peninsulare del regno di Napoli e il secondo alla Sicilia. La parte delle carte che interessa a noi è la seconda che ha per titolo: «planos del Reyno de Sycylya Mandados Hazer por Õrden del Señor Duque de Montemar quando conquisto a quel Pays ». A sua volta in questo volume si trova la parte che interessa Trapani: “13) Plano de la Plaza de Trapani con el Projecto de su frente”. (A. S. N., Carte Montemar, vol. 74).

Il contributo allo studio delle principali città siciliane e delle condizioni delle loro fortificazioni nel XVIII, è fondamentale. Le descrizioni cartografiche che vi si trovano danno una precisa descrizione delle piante e della condizione militare delle città trattate. Per la Sicilia sono ben sette, tra cui la nostra città. Sebbene siano state disegnate da diversi autori l’opera risultano molto omogenea e oltre alla cartografia descrittiva, propria dell’epoca, sono incluse le opere militari e le difese dei porti (questo è normale in quanto le carte erano state redatte per la difesa del Regno), ma sono ricche di simboli che illustrano i nuclei urbani, i borghi limitrofi e soprattutto l’orografia del territorio, con i tracciati altimetrici delle coste. Le cartine grazie alla loro precisa rappresentazione planimetrica sono molto attendibili, e pur essendo uno strumento militare, danno una precisissima rappresentazione delle condizione delle città dell’epoca. Certo furono redatte per la conquista dell’Italia meridionale e della Sicilia e sicuramente il generale Montemar se né servi per riuscire penetrare più facilmente nelle città che poi faranno parte del regno di Carlo III di Borbone, il re illuminato., fondatore della dinastia dei Borboni di Napoli (1734).

Vediamo un po’ più da vicino la pianta manoscritta che riguarda il Plano de la Plaza de Trapani. Essa è redatta o meglio disegnata da capitano ingegnero de Blasco ed è di grandi dimensioni. È divisa in tre parti: al centro c’è la città falcata, coi contorni ben definiti, con i fortilizi, la torre di Lignè e il castello di terra. Da occidente si vedono le due isole, Levanzo e Favignana (non rappresenta Marettimo), ma anche lo spazio della punta della falce non utilizzato. Affiancata a destra la cartina delle fortificazioni militari da dove era destinata l’unica vera entrata della città. E’ ben visibile il Castello di terra e il bastione dell’Impossibile. Accompagna il disegno delle fortificazione una legenda con lettere. Scrive Teresa Colletta nel suo libro “Piazzeforti di Napoli e Sicilia, Edizioni Scientifiche Italiane Napoli 1981”: “La nuova linea forte è costituita da un grande bastione pentagonale centrale (H), in direzione da bastione S. Giacomo, munito ai lati di tenaglie(L) che si riallacciano ai bastioni già esistenti (B,D). Antistante la nuova linea fortificata era previsto un ampio fossato su cui ergevano i rivellini (I), che in diretta comunicazione con le cortine mediante ponti (M), inoltre si era dell’idea di costruire controguardie (K) a copertura da tergo delle facce, falsebraghe, nonché due « frecce» avamposte (R) al centro della cinta ed altre due ai lati (ba). Una strada coperta sul ponte esterno (A, D), in aggiunta a quella già esistente, con due proprie piazze d’armi avrebbe completato l’opera di difesa. In ultimo un canale (q) da costruirsi sotto il livello del fossato per mettere in comunicazione le due parti dell’istmo innanzi alle tenaglie, come avverte la lunga legenda in italiano, avrebbe poi completamente isolato la città dandole a forma di grande cittadella la voluta veste di piazzaforte marittima”. (vedi cartina n. 1)

La terza e ultima parte è in basso dove sono esposte quattro sezioni altimetriche, eseguite in scala di 35 canne siciliane. Un’altra nota di un nuovo modo di disegnare le carte in quanto vengono usati i toni di grigio per mostrare le differenze tra le vecchie fortificazioni e quelle nuove da edificare.

Archivio di Stato di Trapani Fondo Secrezia 440, 1754

In questo fondo vi sono una serie di documenti che riguardano la Colombara, tra cui uno che riguardano i bastimenti, navi e barche che attraccavano nel forte. Di esse vengono indicati sia le somma pagata che il tipo di imbarcazione. Vediamo alcuni esempi: “Rocco Pererra di Trapani con schifazzo latino; Salvatore Giulia Catalano con Pinco; Giulio J. Michele Poma con tartana Città Vecchia; Nicolò Tartaglino di Napoli con schifazzo latino, da Crispino Cafiero di Napoli con Polacca”. In un altro elenco compare anche la città dove l’imbarcazione era diretta: “da Martino Cafiero di Napoli con tartana; da Vincenzo Domingo di Trapani con schifazzo latino per Marsala. Il documento è datato luglio 1756, purtroppo non è leggibile il giorno, che potrebbe essere il 3 o il 13.

Un altro documento datato 10 luglio 1754, riguarda la richiesta di alcune riparazione della della chiesetta e nel fortilizio. Da notare che questo documento ha l’intestazione: “Castello della Colombara”, il che dimostra che la sua struttura era tipica del castello, sicuramente costruito attorno alla torre. Si legge: “fortificare la porta del fonte Battesimale con dei mattoni almeno alcune scironi e morate bene con calcina e gesso”. Altro passo. “Più nella medesima stanza necessita altra finestra di particolare [altezza] larga con telaio, controtelaio e [autotelaio?] di Castagno e suoi ferramenti” [etc]. Il documento è firmato dal Marchese di Torrearsa, Antonio Alberti e dal Marchese Fogliani .

 

La Colombara di Trapani

 

Le Carte Montemar

Si tratta di carte conservate dall’Archivio di Stato di Napoli (è un’acquisizione relativamente recente, esse sono state infatti acquistate nel 1973 dalla ditta di antiquariato Sotheby di Londra), che furono redatte per volontà di Josè Carrillo de Albornoz, duca di Montemar, comandante generale dell’esercito spagnolo, al seguito di Carlo III nella sua conquista dell’Italia meridionale e della Sicilia, negli anni 1730-34. Le carte sono raccolte in due grossi volumi, di cui il primo dedicato alla parte peninsulare del regno di Napoli e il secondo alla Sicilia. La parte delle carte che interessa a noi è la seconda che ha per titolo: «planos del Reyno de Sycylya Mandados Hazer por Õrden del Señor Duque de Montemar quando conquisto a quel Pays ». A sua volta in questo volume si trova la parte che interessa Trapani: “13) Plano de la Plaza de Trapani con el Projecto de su frente”. (A. S. N., Carte Montemar, vol. 74).

Il contributo allo studio delle principali città siciliane e delle condizioni delle loro fortificazioni nel XVIII, è fondamentale. Le descrizioni cartografiche che vi si trovano danno una precisa descrizione delle piante e della condizione militare delle città trattate. Per la Sicilia sono ben sette, tra cui la nostra città. Sebbene siano state disegnate da diversi autori l’opera risultano molto omogenea e oltre alla cartografia descrittiva, propria dell’epoca, sono incluse le opere militari e le difese dei porti (questo è normale in quanto le carte erano state redatte per la difesa del Regno), ma sono ricche di simboli che illustrano i nuclei urbani, i borghi limitrofi e soprattutto l’orografia del territorio, con i tracciati altimetrici delle coste. Le cartine grazie alla loro precisa rappresentazione planimetrica sono molto attendibili, e pur essendo uno strumento militare, danno una precisissima rappresentazione delle condizione delle città dell’epoca. Certo furono redatte per la conquista dell’Italia meridionale e della Sicilia e sicuramente il generale Montemar se né servi per riuscire penetrare più facilmente nelle città che poi faranno parte del regno di Carlo III di Borbone, il re illuminato., fondatore della dinastia dei Borboni di Napoli (1734).

Vediamo un po’ più da vicino la pianta manoscritta che riguarda il Plano de la Plaza de Trapani. Essa è redatta o meglio disegnata da capitano ingegnero de Blasco ed è di grandi dimensioni. È divisa in tre parti: al centro c’è la città falcata, coi contorni ben definiti, con i fortilizi, la torre di Lignè e il castello di terra. Da occidente si vedono le due isole, Levanzo e Favignana (non rappresenta Marettimo), ma anche lo spazio della punta della falce non utilizzato. Affiancata a destra la cartina delle fortificazioni militari da dove era destinata l’unica vera entrata della città. E’ ben visibile il Castello di terra e il bastione dell’Impossibile. Accompagna il disegno delle fortificazione una legenda con lettere. Scrive Teresa Colletta nel suo libro “Piazzeforti di Napoli e Sicilia, Edizioni Scientifiche Italiane Napoli 1981”: “La nuova linea forte è costituita da un grande bastione pentagonale centrale (H), in direzione da bastione S. Giacomo, munito ai lati di tenaglie(L) che si riallacciano ai bastioni già esistenti (B,D). Antistante la nuova linea fortificata era previsto un ampio fossato su cui ergevano i rivellini (I), che in diretta comunicazione con le cortine mediante ponti (M), inoltre si era dell’idea di costruire controguardie (K) a copertura da tergo delle facce, falsebraghe, nonché due « frecce» avamposte (R) al centro della cinta ed altre due ai lati (ba). Una strada coperta sul ponte esterno (A, D), in aggiunta a quella già esistente, con due proprie piazze d’armi avrebbe completato l’opera di difesa. In ultimo un canale (q) da costruirsi sotto il livello del fossato per mettere in comunicazione le due parti dell’istmo innanzi alle tenaglie, come avverte la lunga legenda in italiano, avrebbe poi completamente isolato la città dandole a forma di grande cittadella la voluta veste di piazzaforte marittima”. (vedi cartina n. 1)

La terza e ultima parte è in basso dove sono esposte quattro sezioni altimetriche, eseguite in scala di 35 canne siciliane. Un’altra nota di un nuovo modo di disegnare le carte in quanto vengono usati i toni di grigio per mostrare le differenze tra le vecchie fortificazioni e quelle nuove da edificare.

Archivio di Stato di Trapani Fondo Secrezia 440, 1754

In questo fondo vi sono una serie di documenti che riguardano la Colombara, tra cui uno che riguardano i bastimenti, navi e barche che attraccavano nel forte. Di esse vengono indicati sia le somma pagata che il tipo di imbarcazione. Vediamo alcuni esempi: “Rocco Pererra di Trapani con schifazzo latino; Salvatore Giulia Catalano con Pinco; Giulio J. Michele Poma con tartana Città Vecchia; Nicolò Tartaglino di Napoli con schifazzo latino, da Crispino Cafiero di Napoli con Polacca”. In un altro elenco compare anche la città dove l’imbarcazione era diretta: “da Martino Cafiero di Napoli con tartana; da Vincenzo Domingo di Trapani con schifazzo latino per Marsala. Il documento è datato luglio 1756, purtroppo non è leggibile il giorno, che potrebbe essere il 3 o il 13.

Un altro documento datato 10 luglio 1754, riguarda la richiesta di alcune riparazione della della chiesetta e nel fortilizio. Da notare che questo documento ha l’intestazione: “Castello della Colombara”, il che dimostra che la sua struttura era tipica del castello, sicuramente costruito attorno alla torre. Si legge: “fortificare la porta del fonte Battesimale con dei mattoni almeno alcune scironi e morate bene con calcina e gesso”. Altro passo. “Più nella medesima stanza necessita altra finestra di particolare [altezza] larga con telaio, controtelaio e [autotelaio?] di Castagno e suoi ferramenti” [etc]. Il documento è firmato dal Marchese di Torrearsa, Antonio Alberti e dal Marchese Fogliani .

 

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